Simona Cozzupoli

Bacheche, Assemblaggi e Disegni  dal 13/12/2017 al 15/02/2018

Bond P. Paoli, 2 Milano (MI)


Simona Cozzupoli “Le opere d’arte sono sollecitatori della memoria, ovvero sostegni alla contemplazione.”
A. Coomaraswamy


In mostra micromondi immersi nella dimensione dell'infanzia, del gioco e del sogno, creati dentro scatole di legno che custodiscono l'immaginazione e la meraviglia: stanze abitate da bamboline souvenir in posa come finti “tableaux vivants”, da giocoliere e da gemelle, da infanti misteriosi, da re e cavalieri delle carte e da uccellini origami in miniatura inquadrati da un cerchio di cielo, il “templum” degli etruschi.
Una “Natura morta contemplativa” e una “Condensazione onirica” visualizzano la contemplazione e il sogno.
Una “Mnemotecnica” aiuta a ricordare una serie di informazioni riguardanti Giano bifronte e i due solstizi, sfruttando la memoria visiva attraverso l’antica “tecnica del palazzo”.
In un gioco di rimandi tra immagini e parole, i “Rebus oggettuali”, con i loro accostamenti di oggetti eterogenei, invitano gli spettatori a cercare la soluzione, coinvolgendo entrambi gli emisferi del cervello: il sinistro specializzato nei processi linguistici e il destro preposto alla percezione delle immagini.
Una collezione illusionistica di rappresentazioni di farfalle (un trompe-l'oeil oggettuale) e finti acquari di carta.
Il tutto all’insegna della MERAVIGLIA, considerata fin dall'antichità un accesso alla conoscenza, e, nel Novecento, una facoltà primigenia dell’arte stessa.
Come i rebus, anche i disegni (“rappresentazioni grafiche di collages”) e gli assemblaggi (“combinazioni interessanti di oggetti”) nascono da accostamenti inaspettati: alcune barbie in una gabbia per canarini, un libro chiuso attraversato da uno spioncino per porta, un bambolotto piantato in un vaso con una chioma vegetale al posto della testa e la scritta “homo” sul segnapiante.
Temi ricorrenti: l’infanzia, l'origine, il gioco, il mondo del circo (visto come una sorta di esposizione di meraviglie viventi), il sacro e la sua perdita nel mondo moderno, i simboli, gli archetipi e, infine, la divinazione e il caso, intesi nel senso junghiano di metodi esplorativi dell’inconscio fondati sulla “sincronicità”.
Immaginate come pezzi di un’ideale Wunderkammer, le opere in mostra sono supporti concreti per andare “metà ta physikà”, “oltre le cose fisiche”, nella dimensione ludica dell’infanzia, del sogno e dell’immaginazione.


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