Renato Guttuso

Il rapporto con le cose  dal 25/06/2005 al 30/09/2005

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Renato Guttuso Nell’anno in cui, con grandi esposizioni a Torino, Milano e Roma, L’Italia della cultura sembra essere nuovamente tornata a riconoscere l’opera e la figura di Renato Guttuso nella sua dovuta centralità, la mostra al MU.MI di Francavilla al mare, intende portare il proprio contributo, alla celebrazione e alla migliore conoscenza dell’artista, a diciotto anni dalla scomparsa.
Sessantacinque opere, dal 1931 al 1986, delle quali trentuno mai esposte sino ad oggi e provenienti da storiche collezioni, costituiscono il corpus della grande mostra di Renato Guttuso (Bagheria 1911-Roma 1987), promossa dal Comune di Francavilla al Mare e dall’Assessorato alla Cultura, organizzata dall’Associazione culturale Trifoglio, che sarà allestita dal 25 giugno al 30 settembre nelle sale del Museo Michetti.
Anzitutto, una breve motivazione circa il titolo dell’esposizione: “Renato Guttuso. Il rapporto con le cose”. Frase tratta da un saggio del pittore: «[…] L'arte è innanzitutto un problema morale -ha scritto- penso che da ciò che percepisco, dalla “insopprimibile presenza delle cose” traggo certezza e dubbio: ma un dubbio o una certezza che prescindessero dal “mondo” non avrebbero senso. Per questo non ritengo la figuratività una convenzione, ma una necessità. / Sempre ha contato, soprattutto, per me il rapporto con le cose. Trovare, o credere di trovare questo rapporto (naturalmente non stabile né fisso), ha significato, in qualche modo, tentare la possibilità di comunicare tale rapporto […]». In tale articolazione di pensiero è la ragione stessa della “struttura” della mostra odierna. Non solo, dunque, il “realismo”, ma questo («[…] naturalmente non stabile né fisso […]») propriamente indicando la necessaria evoluzione di un linguaggio figurativo: dalla “Scuola romana” al Realismo d’anni Quaranta, al neocubismo del “Fronte Nuovo delle Arti”, alle Esperienze Realiste del dopoguerra, sino alla Figurazione delle stagioni più prossime.
«S’è ritenuto -ha scritto Domenico Guzzi, curatore scientifico della mostra, nel libro che accompagna l’esposizione- anziché proporre un percorso antologico, presentare dipinti e disegni che rispondessero alle necessità tematiche d’una struttura per “sezioni”. Ma anche ciò sarebbe stato poco, se pur non ci si fosse rivolti alla selezione di opere con particolari “specifici”. La ricerca nelle Collezioni italiane ha condotto ad alcune scoperte di notevole interesse. E che hanno giustificato l’ipotesi e l’allestimento d’una mostra dai caratteri “singolari”. Mostra la quale, accanto a taluni dipinti assai noti e con un ampio ventaglio espositivo, ne presenta numerosi altri di grande importanza, e di ogni epoca, sin qui mai esposti; e non pochi altri, ancora di storica rilevanza, raramente presentati in mostre (per lo più al tempo della loro esecuzione: il che dice anche cinquanta e sessanta anni or sono)».
L’orizzonte tematico consente di porre l’una accanto all’altra, in una successione di “sezioni” appunto, opere -dipinti e disegni in contestuale colloquio- appartenenti, ma di stagioni diverse, a singoli “generi”. «Termine –scrive ancora Guzzi- che è proprio alla storiografia artistica, e che ben si attaglia ad un pittore di figurazione, e non certo distante dalle problematiche della storia. In tal maniera, attraverso il “taglio” proposto, si crede di poter meglio verificare l’osservazione dei mutamenti: non solo “emotivi” innanzi ad un “soggetto” ma, con questi e in qualche maniera conseguenti, degli stessi mutamenti linguistici». Essendo Guttuso pittore “realista”, ed avendo egli partecipato nel 1940 ad una “mostra di gruppo” che, per prima, osservò sia l’utilizzo del termine “realismo” nel testo di presentazione («[…] poiché non abbiamo paura delle parole, un nuovo realismo […] Niente più realtà del sogno, ma sogno della realtà […]», scriveva Virgilio Guzzi), quanto la concezione propriamente realistica d’una nuova pittura a Roma (mostra storicamente considerata l’ultima della “Scuola romana” e la prima del “Realismo”: con accenti di evocazione secentista e di rinnovata attenzione al quotidiano), si è ritenuto opportuno di far precedere le “sezioni” della mostra, e tutt’uno con esse, da altra che sinteticamente ricostruisse, con un’opera ciascuno, quell’“archetipa” esperienza.
Le Nove Sezioni: “XXXI Mostra della Galleria di Roma, “Autoritratti e Ritratti”, “Nature morte”., “Paesaggi”,.“Figure e Composizioni di figure”,Nudi Accanto a tali “sezioni”, in qualche misura “canoniche”, altre che ulteriormente connotano l’esperienza del grande pittore: “La cronaca e la storia” “Dipinti e studi per La spiaggia”. “Impegno e Satira”.
Da ognuna di tali “angolazioni” introspettive, la constatazione di quanto l’artista si muovesse, sempre, attorno al medesimo problema: la realtà. «[…] È evidente -diceva Guttuso nel 1952- che nell'attuale confusione di lingue bisognerà trovare il modo almeno di capirci, e per capirci diremo che siamo realisti. Realisti perché riteniamo che l'arte non è una metafisica, ma qualcosa che parla dell'uomo e rappresenta l'uomo e il mondo in cui agisce […]».



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