arkétipi & matrici a cura di Antonio E.M. Giordano

Floriana Celani Cecilia De Paolis, Cielo Pessione Fabrizi, Giulia Ripandelli, Silvia Stucky Patrizia Trevisi  dal 15/07/2017 al 30/07/2017

Fortezza Spagnola Piazza del Governatore Porto Santo Stefano Monte Argentario (GR)


ark#233;tipi amp; matrici a cura di Antonio E.M. Giordano Floriana Celani, Cecilia De Paolis, Cielo Pessione Fabrizi, Giulia Ripandelli, Silvia Stucky e Patrizia Trevisi sono le artiste invitate alla mostra Arkétipi e Matrici, curata da Antonio E.M. Giordano. Attraverso opere di tecniche diverse, le sei artiste dialogheranno sul tema degli archetipi e matrici, contribuendo ognuna con un diverso spunto tematico. Leit-motiv di tutte le opere è una ricerca spirituale che indaga le radici dell’uomo e il rapporto microcosmo-macrocosmo, il tema della Grande Madre Terra e della Copula Mundi tra principio divino maschile e femminile.
L’evento è una fertile contaminazione fra arte, archeologia, psicologia, mito, storia delle religioni, ricerca spirituale, letteratura, ecologia. La società odierna, sempre più volta alla tecnocrazia razionale, tende a obliare la memoria del passato, emarginando dall’insegnamento la storia dell’arte intesa come critica, la musica, il teatro, la cultura classica e umanistica. Compito dell’artista è difendere la terra/natura, la storia e l’interdisciplinarietà di una tradizione culturale.
Floriana Celani, in un percorso di ricerca, si avvale di simbolismi sacri d’Oriente (Il gioco dei simboli, Elementi, Scomposizione meditativa, installazione Spazio-Tempo) e d’Occidente (Trittico mistico, Opus, Oltre l’infinito, Metamorfosi), come momento di riflessione verso un’identità interiorizzata, in un sincretismo armonico tra micro e macrocosmo. Per lo spettatore è un’inattesa sinestesia, brivido dell’Essere nell’Universo.
Cecilia De Paolis installa all’esterno Epona, treccia allusiva alla fertile dea celtica (poi assimilata a Demetra) e sopra la corte Totem del Cielo “spirale antioraria di corda che collega cielo e terra senza assumere forma definita a simboleggiare l’abbandono dei riferimenti dogmatici”, insieme binocolo ed elemento acustico, comunicazione tra terra ed energia cosmica. All’interno è Clepsamia, monumentale clessidra capovolgibile a sezioni modulari con sagoma allusiva alla Dea Madre come ciclo vitale, naturale e cosmico, del tempo e della memoria. L’abito/scultura Stegosaurus rievoca la violenta era primigenia.
Cielo Pessione Fabrizi, attraverso la fiber art e l’uso di simboli archetipali e cromatici, invita a riflettere sul rapporto tra vita e morte, maschile e femminile, innocenza e violenza. In Traiettoria Matrice, lavora sul disegno a stella della pianta del Forte, sulla stella in relazione al cielo, sulla dimensione femminile rappresentata da grossi brandelli di pizzo stesi a strati per ottenere trasparenze e profondità. Il bianco del pizzo dialoga con uno smalto rosso e col nero del segno/parola per raccontare i sentimenti contrastanti che probabilmente hanno albergato per secoli nella fortezza.
Giulia Ripandelli nell’installazione Origini prende spunto dal mito della creazione, luminosa sfera/uovo, inizio e fine di tutto, seme ma anche luce, rivelazione e vita; dal Caos alla generazione di Terra e Cielo, alla differenziazione e compenetrazione di maschile e femminile. Al λογοϛ, linguaggio che permette la loro connessione, allude Fili di parole nella nicchia. Anche l’installazione esterna con rete e stoffa Germogli di volo riporta al tema di Gaia generatrice, che dà vita e si relaziona con ciò che è in alto, in un continuo accogliersi tra Cielo e Terra. L’arazzo 146 commemora nel numero dei quadrati, finestre/lapidi, le vittime operaie della fabbrica incediatasi a New York il 25/3/1911.
Silvia Stucky presenta un lavoro articolato in più opere, che spaziano dalla pittura (Il giardino interiore su carta; anima su stoffa), all’installazione, alla fotografia (Autoritratto). Il filo che le unisce è un percorso che conduce dal cuore del Forte all’esterno; lo spettatore è invitato a compiere il percorso per sedersi infine a guardare il mare attraverso una cornice, a respirare assieme al mare, essere il mare. Immagine senza forma che non può essere limitata, il mare è mutamento, spontaneità, equilibrio, è l’armonia delle regole della natura.
Patrizia Trevisi indaga sulla Grande Madre: Mater terribilis, potente e arcaica statua tessile mutila, alza le braccia per scagliarsi contro un’umanità che l’ha offesa; la tela-pelle è cucita o ferita nelle vulve/aperture o in trame/texture degli arazzi In side I e II. In una nicchia/utero è Afrodite, simbolo della fertilità, maschile e femminile, Cielo e Terra, sempre in amplesso cosmico. Terra sterile è un’installazione esterna in juta e corda; il titolo cita l’egizio Inno a Iside (III-IV secolo a.C.), in cui parla la dea generatrice, principio e fine del ciclo vitale.



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