Nella cultura tradizionale giapponese, la cerimonia del tè Cha no yu 茶の湯 rappresenta la massima espressione della filosofia estetica Wabi-Sabi 侘寂 in cui due opposti, la ricerca della perfezione e l’imperfezione propria dell’uomo, trovano l’equilibrio simbolo della transitorietà della vita.
Nelle tazze da tè Chawan 茶碗 questo pensiero diventa materia e la ceramica Raku il mezzo mediante il quale esprimere l’ideale di bellezza imperfetta e transitoria propria del Wabi-Sabi attraverso l’aspetto semplice, grezzo ed austero delle ciotole rigorosamente realizzate a mano partendo da un blocco pieno di creta scavato e modellato fino al raggiungimento della forma finale.
Fu proprio l’aspetto austero e grossolano a far preferire al Maestro Sen no Rikyu (千利休 1522-1591), il monaco buddista che codificò la cerimonia del tè nel XVI secolo, questo tipo di tazze alle più ricercate ed eleganti porcellane cinesi.
In una chawan tradizionale nulla è lasciato al caso, ogni dettaglio, ogni particolare è voluto e cercato, ed è in questo contesto, in questa ricerca della perfezione che dobbiamo collocare la frase che recita: “l’imperfezione è ciò che rende ogni oggetto unico”.
Se la forma e l’aspetto della tazza si rifanno alla bellezza transitoria della natura, le dimensioni dell’oggetto devono rispondere alle esigenze pratiche e di utilizzo.
Il tè matcha 抹茶, utilizzato nella cerimonia, è una polvere che va mescolata nell’acqua bollente attraverso uno speciale frullino in bambù Chasen 茶筅 ed è per questo motivo che le tazze sono molto più grandi rispetto a quelle cinesi o coroeane dove il tè consumato si ottiene per infusione.
Il diametro e l'altezza della tazza variano a seconda che si tratti di una tazza invernale, più alta e stretta per conservare il calore del tè (altezza 10/11 cm, diametro 9/11 cm circa), o di una tazza estiva più larga e bassa per raffreddare più velocemente la bevanda (altezza 8/9 cm, diametro 11/13 cm circa).
La tazza deve essere ben bilanciata per reggersi su un piedino piuttosto piccolo, non deve essere troppo pesante per essere maneggiata con facilità, deve avere l’interno liscio per non rovinare il chasen e il bordo, dove verranno appoggiate le labbra, curato con particolare attenzione.
Tradizionalmente le tazze vengono realizzate con terre refrattarie ingobbiate e successivamente smaltate con smalti e cristalline molto fondenti che caratterizzano la superficie con colature e sovrapposizioni di colore che rendono unico ogni manufatto.
Altro aspetto importante della decorazione è lo Shomen 正面, il segno che serve ad orientare la tazza in modo che venga offerta all’ospite nel giusto verso.
Una tazza è “solo” un oggetto, il Raku è “solo” una tecnica, ma insieme diventano il simbolo che rappresenta i quattro princìpi della cerimonia del tè Wabi: armonia, purezza, rispetto e tranquillità (Wa, Kei, Sei, Jaku); è a questo ideale di “perfezione imperfetta” che gli artisti dovrebbero ispirarsi approcciando alla ceramica Raku con umiltà e consapevolezza; non è il caso a rendere una tazza Raku un oggetto d’arte, ma è l’esperienza, la conoscenza, la ricerca, la passione e la sensibilità dell’artista.
Questo è quello che è per me è la ceramica Raku, ed è solo così che una tecnica può diventare una disciplina.
Questo è Raku-Dō, la via del Raku tradizionale.
Roberto Scazzariello - Marzo 2018
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