Collector choice
MARTIN LUKAC, RICARDO PASSAPORTE, LUCA POZZI, KRISTIAN TOUBORG
dal 05/07/2018 al 11/08/2018
Eduardo Secci Contemporary Piazza Goldoni, 2 Firenze (FI)
Eduardo Secci Contemporary è lieta di presentare la mostra “Collector’s choice” a cura del Collezionista D’arte Claus Busch Risvig, comprendente le opere di Luca Pozzi, Martin Lukac, Ricardo Passaporte e Kristian Touborg. La mostra collettiva dei quattro artisti internazionali sarà inaugurata presso la sede principale della galleria, in Piazza Goldoni 2, a Firenze, il 5 luglio 2018, alle ore 18:00.
Questa mostra, l’ultima della stagione estiva nella programmazione della galleria, sarà la prima di una serie che intende invitare dei collezionisti internazionali a proporre una selezione di artisti, per loro significativi, direttamente provenienti dalle proprie collezioni. In questo modo, il collezionista assolverà anche il compito del curatore, sostituendosi ad esso e mettendosi al servizio della galleria. La galleria si appresta così a intraprendere nuove strade, ma soprattutto a far conoscere al grande pubblico nuovi ruoli nel sistema dell’arte, orientati alla promozione dei giovani e giovanissimi autori. È proprio al fine di supportare il lavoro dei nuovi artisti che i collezionisti, essendo a stretto contatto con loro, con il mercato dell’arte e soprattutto attraverso le nuove piattaforme internet e social, divengono riferimenti preziosi non solo per le gallerie ma anche e soprattutto per gli artisti. A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, prolificano esempi virtuosi di collezionisti attenti alle novità, sensibili ai nuovi linguaggi artistici e in grado di polarizzare l’attenzione sugli artisti da loro collezionati. Per limitarci a pochi nomi prestigiosi, basti pensare a Charles Saatchi, di cui è noto il ruolo che ebbe nella costituzione dei Young British Artists, o più recentemente, a figure chiave del mecenatismo e collezionismo contemporaneo come Patrizia Sandretto Re Rebaudengo o la coppia Bertelli & Prada.
Tutti e quattro gli artisti presenti in mostra, ognuno attraverso un personale e riconoscibile linguaggio, si cimentano in un confronto diretto con l’immagine nella contemporaneità, andando alla ricerca di essa, facendola emergere da un contesto quotidiano, isolandola, manipolandola, analizzandola, riducendola a matrice, arrivando persino a valutarne la possibilità di sopravvivenza, in un mondo sovraccaricato e sovraeccitato da continui e incessanti stimoli visivi. Gli artisti, tutti nati nel corso degli anni Ottanta, sono diretti testimoni di profondi e incontrovertibili cambiamenti sociali, causati tanto dalle più recenti conquiste scientifiche, tecnologiche e digitali, quanto dalla soverchiante sottoposizione a un’estetica capitalistica e commerciale che ha contribuito a modificare la percezione che l’uomo di oggi ha dell’immagine. Quest’ultima ricorre nelle opere degli artisti come segno, come impronta di sé; essa è ripetuta, negata o sublimata. La mostra si configura come una scelta consapevole in grado di offrire uno scorcio sui linguaggi di quattro artisti, posti per la prima volta in un inedito confronto, tale da suggerire alcune riflessioni sul loro ricorso all’immagine (nei suoi risvolti figurativi e non) nell’epoca contemporanea.
Lo spazio-tempo è da sempre al centro dell’interesse di Luca Pozzi (1983, Italia). Passato, presente e futuro sono indistinguibili. Un’unica dimensione fluida e onnicomprensiva emerge da un confronto diretto con le sue istallazioni ibride, concepite dal loro stesso autore come dispositivi di pittura sospesa nello spazio e nel tempo. I suoi “Detector”, sfruttando la metafora del ping pong, rappresentano il fascio di particelle colto nell’attimo prima di un’ipotetica collisione all’interno del rilevatore dell’LHC.
Le opere di Martin Lukac (1989, Slovacchia) si alimentano di motivi ricorrenti che egli trae liberamente da stemmi, immagini politiche o soggetti della cultura pop anni Novanta. Individuato un motivo che attrae la sua attenzione, egli lo estrapola dal contesto, lo ripete più volte, anche entro i confini della stessa tela, sino a esaurirlo completamente, giungendo in molti casi a delle vere e proprie astrazioni che svelano la natura essenziale della sua ricerca artistica.
Immediati, diretti, mondani, sono alcuni degli aggettivi più efficaci per definire i dipinti e le istallazioni di Ricardo Passaporte (1987, Portogallo). Egli è un attento interprete del potere comunicativo insito nei loghi di grandi multinazionali. Il font e i colori di tali marchi subiscono un processo di rivisitazione, scomposizione o duplicazione. Dopo essersi appropriato di tali icone e averne messo in risalto il valore sociale e culturale, non senza una certa ironia di fondo, Passaporte finisce per dare corpo a un seducente simbolismo contemporaneo.
Riproduzione tecnica e ricostruzione sono i linguaggi predominanti che Kristian Touborg (1987, Danimarca) adotta nelle sue opere. Egli tenta un superamento del concetto di tela bianca, andando a costruire degli assemblage di sensibilità dadaista, frutto delle esperienze tattili e ottiche che l’artista raccoglie nel proprio quotidiano e va a proporre sotto forma di riproduzioni manuali o digitali. Le sue opere si nutrono dell’accumulo di immagini, divenendo rappresentazioni di esperienze simultanee.
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