SUPER MADI

PER I DIECI ANNI DELLA GALLERIA MARELIA 2009 – 2019  dal 16/03/2019 al 18/06/2019

Galleria MAReLIA Via Torretta 4 Bergamo (BG)


SUPER MADI Nel marzo 2009, in un momento di crisi mondiale aperto con il fallimento della Lehman Brothers, nasceva a Bergamo la Galleria Marelia. In questi dieci anni di attività la galleria ha organizzato 54 esposizioni, tra collettive e personali di artisti italiani e stranieri e si è molto trasformata, non solo con il trasferimento degli spazi dalla centrale via Guglielmo d’Alzano all’ex magazzino di tessuti in via Torretta, ma affiancando all’attività espositiva uno spazio dedicato a eventi culturali, corsi e laboratori (Spazio Mar); offrendo un servizio di perizie e consulenze per l’arte moderna e contemporanea e ospitando l’archivio dell’artista Reale Franco Frangi. Questo rinnovamento si completerà nel corso del 2019 con il cambiamento della denominazione: da Galleria Marelia a Marelia Project.
Nel 2019, per festeggiare il decennale e omaggiare gli artisti con i quali ha lavorato in questi anni, la galleria ha in programma due importanti mostre con opere a rotazione.
La prima, che si aprirà sabato 16 marzo, dal titolo Super Madi, è dedicata agli artisti del Movimento Internazionale MADI di cui dal 2009 ad oggi sono state organizzate 12 esposizioni (tra personali e collettive) che hanno contribuito a identificarla come punto di riferimento del movimento.
La seconda, che si inaugurerà in autunno, riguarda gli artisti che non appartengono al MADI, le cui espressioni spaziano dall’estetica classica alla sperimentazione.
Gli allestimenti non saranno realizzati secondo il gusto minimalista che ha caratterizzato tutte le precedenti esposizioni, ma le opere verranno esposte a quadreria. Questa scelta, permetterà di trasformare la galleria in un ludico caleidoscopio colorato.

SUPER MADI
si inaugura a settantatrè anni dalla nascita del movimento Madi. Era il 1946 quando si apriva la prima esposizione collettiva all’Instituto Frances de Estudios Superiores di Buenos Aires in Argentina, preceduta da un’attività biennale di pre-manifesti e speculazioni teoriche pubblicate sulla rivista Arturo. I fondatori e organizzatori del raggruppamento, Carmelo Arden Quin, Gyula Kosice e Rhod Rothfuss, avevano acquisito piena consapevolezza del loro agire e ampiamente teorizzato quelle azioni intellettuali e pratiche – considerate quasi demiurgiche – che portavano alla creazione di un manufatto artistico nuovo, concreto, reale, tangibile che non fosse specchio o riflesso di altro, con una convinzione mai rinnegata nel tempo, malgrado le forti polemiche che già l’anno successivo portarono alla scissione del gruppo.
La storia del movimento insegna che il Madi è stato il più longevo e organizzato esperimento di comunità artistica al mondo. A partire dal suo trasferimento a Parigi nel 1948, Arden Quin è stato il leader che ha saputo creare, attraverso una propaganda di disarmante semplicità ma acute intuizioni, la macchina organizzativa che ha funzionato perfettamente almeno fino alla sua morte avvenuta nel 2010.
La fondazione nel 1951 del Centre de Recherches et d’Ètudes Madistes a Parigi, la ricerca continua e l’attività teorica divulgata attraverso riviste, cataloghi, conferenze, l’organizzazione di mostre personali e collettive in diverse città, le influenze, i legami, ma anche i contrasti rispetto a molte delle altre tendenze artistiche aniconiche nate successivamente al Madi: dai milanesi MAC (Movimento Arte Concreta) e Gruppo T al padovano Gruppo N, dal parigino GRAV (Groupe de Recherche d’Art Visuel) al tedesco Nul Gruppe, hanno contribuito a renderne sempre più incisiva la filosofia e l’estetica, attirando allo stesso tempo ulteriori artisti desiderosi di trovare una collocazione adatta al proprio modo di fare arte e interessanti opportunità di dibattito e confronto. A partire dall’inizio degli anni Ottanta, l’ingresso di nuovi membri nel movimento, che nel frattempo si era dato una fisionomia ben precisa, una struttura ufficiale (il modello è assimilabile a quello che regola le multinazionali che ha creato di fatto una struttura sovranazionale) e un regolamento, era attentamente vagliato in prima persona da Arden Quin, stimato patriarca la cui abitazione-studio di Savigny-sur-Orge, alle porte di Parigi, è stata fino alla sua scomparsa meta di frequenti “pellegrinaggi” da parte di Madisti e non; uno straordinario luogo di ospitalità, con vitto e alloggio spartani ma elargiti sempre generosamente. Arden Quin non fu quindi un dittatore dal cui severo esame era necessario transitare, al contrario, si pose come una guida spirituale, un maestro, consapevole dei propri errori, dotato di autoironia e della leggerezza di chi sa prendersi non troppo sul serio.
L’apertura, fermamente voluta da Arden Quin, nei confronti degli artisti delle nuove generazioni che dimostravano di aver compreso i principi portanti del movimento è certamente stata la chiave di volta che ha permesso non solo la sopravvivenza del raggruppamento negli anni ma anche il suo dinamismo. Una vasta rete mondiale che almeno fino alla morte di Arden Quin avvenuta nel 2010, era molto ben organizzata e coinvolgeva artisti di quattordici diverse nazionalità tutti in collegamento tra loro, anche attraverso il web, attivi nel divulgare idee e proposte, nel cercare nuovi materiali e nuove soluzioni per la realizzazione del lavoro artistico ma soprattutto nel diffondere l’ésprit Madi a livello internazionale. Uno spirito che corrisponde al principio di “uniformità nella diversità”. Tutta la produzione artistica Madi si fonda infatti su alcuni criteri fondamentali condivisi e immutabili, ma ciascun artista ha la possibilità (o meglio il dovere morale) di esprimere liberamente la propria personale creatività, rendendo ogni lavoro individuale profondamente diverso ma ben riconoscibile rispetto a quello di tutti gli altri componenti del gruppo.


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