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L’artista è sempre un guardone, un voyeur che si nasconde dietro le sottane dell’esistenza per poterla spiare.
Anche il fotografo è un maniaco dello sguardo, colui che spia dal buco della serratura, cioè dal mirino della macchina fotografica, per inquadrare la verità nuda. La vorrebbe tutta per sé, pudica e sfrontata, timida e lasciva, ma non potendo possederla fino in fondo, la spoglia dai suoi significati per poi abbandonarla nel vortice delle passioni inespresse. Tutta l’arte è erotica, anche se non tutto l’eros è artistico!

Tony Leone rivisita il linguaggio simbolico della Storia dell’arte e lo sottopone al vaglio della sua personale visione erotica. Eppure, l’erotismo proposto in queste opere non è sfrontato o lubrico, ma si presenta come una pura operazione intellettuale, sensibile, ironica e in grado di restituire un significato nuovo alle immagini. L’arte è “messa a nudo”, decontestualizzata, tanto da diventare eros estetizzante e azzardo figurativo, puro dadaismo digitale.


In questi lavori, l’arte “mise en scène” ci appare come irrimediabilmente depurata dalla sua aura storica e mitica. L’immagine perde la sua connotazione colta per assumere una diversa identità semantica: l’immaginario di Tony Leone è così spietatamente Pop, da sembrare lucidamente iconoclasta. Infatti, il nudo rinascimentale, da sempre icona di purezza e perfezione carnale non seduce più, anzi ci induce alla riflessione divertita e irriverente, innescando una perversa dimensione erotica tra opera e spettatore.
Il puro dadaismo visionario di Tony scioglie ogni tensione figurativa e ci restituisce un immaginario Pop, sempre giocoso e raffinato. Proprio come ogni vero sogno erotico dovrebbe essere.


Orazio Crispo

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