I Peccati - Johan Creten
Mostra organizzata dall’Accademia di Francia a Roma - Villa Medici curata da Noëlle Tissier con il sostegno delle Gallerie Almine Rech e Perrotin
dal 15/10/2020 al 31/01/2021
Accademia di Francia a Roma - Villa Medici Viale Trinità dei Monti, 1 Roma (RM)
Inizialmente prevista nella primavera scorsa, “I Peccati” di Johan Creten a cura di Noëlle Tissier sarà presentata dal 15 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021 all’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici dove attualmente è in corso la mostra dei pensionnaires dal titolo “Dans le tourbillon du tout-monde” in allestimento sino al 13 settembre. (https://www.villamedici.it/mostre/mostra-dei-borsisti-dans-le-tourbillon-du-tout-monde/)
Precursore inclassificabile e controcorrente Johan Creten (nato nel 1963) è un artista che si è distinto nel panorama artistico internazionale degli ultimi anni in quanto figura forte ed enigmatica. Dotato di una visione estremamente attuale della nostra società, ha saputo ritagliarsi uno spazio specifico all’interno della scena internazionale della creazione contemporanea. Johan Creten di è distinto fin dagli anni Ottanta per l’uso innovativo della ceramica. Oggi è considerato una figura di spicco del suo rilancio nel campo dell’arte contemporanea. Un ulteriore aspetto della sua opera è l’uso virtuoso del bronzo nella realizzazione di sculture monumentali di cui un importante esempio – “De Vleermuis - Il pipistrello” - sarà presentato nei giardini di Villa Medici.
La mostra “I Peccati” raccoglie per la prima volta in Italia e su tale scala un insieme di cinquantacinque opere in bronzo, ceramica e resina affiancate ad alcune opere storiche di Lucas Van Leyden (1494-1533), Hans Baldung (1484-1545), Jacques Callot (1592-1635), Barthel Beham (1502-1540) e Paul van Vianen (1570-1614).
La prima sala si apre con una serie di creazioni e ri-creazioni di opere concettuali del 1986. Accanto a “The Garden” (realizzato nel 1996/97 durante la residenza dell’artista a Villa Medici) e a opere più significative come “Présentoir d’Orange” (1989-2017) e “Plantstok” (1989/2012), questa sala mette in discussione il nostro rapporto con l’introspezione e la consapevolezza di noi stessi evocando il concetto di paradiso perduto e di tentazione.
Nella seconda sala una nuova monumentale opera in resina “Muses et Méduses”, iniziata nel 2005 e completata nel 2019, dialoga con brani della famosa serie metonimica “Odore di Femmina” (iniziata nel 1998) sulla seduzione, l’ambiguità dei sentimenti e le relazioni umane.
Una terza sezione riunisce opere altamente politiche tra cui il bronzo “Il prezzo della libertà” (2015), “Couch Potatoes” (1997) e una nuova serie di ceramiche “Wargames” (2019).
Lungo la scalinata si affaccia un gruppo di enigmatici bronzi a sollevare la questione della coscienza morale in una società coinvolta in un continuo movimento e in profonda mutazione. La scultura monumentale “The Herring” presentata al pubblico per la prima volta domina l’ultima sezione della mostra con i suoi 5 metri di altezza.
Una nuova scultura, realizzata in collaborazione con gli storici laboratori della Porzellanmanufaktur Augarten, rivisita una porcellana di Doccia e sarà presentata al pubblico per la prima volta.
Diffusa in tutto lo spazio una nuova serie di “Bolders” in gres smaltato invita il pubblico a sedersi, prendere tempo, osservare le opere per scoprirne le connessioni e immergersi in magnifici dettagli: superfici di vetro scintillanti, significati nascosti e metafore.
Johan Creten parla di “Slow art” e della necessità di un ritorno all’introspezione. Un movimento che va dalla miniatura alle figure monumentali e che ci permette di appropriarci del nostro tempo e di immergerci in un’esplorazione del mondo con i suoi tormenti individuali e sociali, per un viaggio pieno di sorprese ed emozioni.
Le sculture di Johan Creten - realizzate appositamente per la mostra di Villa Medici tra il 2019 e il 2020 - si aggiungono alle opere che scandiscono la sua carriera dagli anni Ottanta a oggi e sono nell’ambito della mostra abbinate a stampe, arazzi e bassorilievi del XVI e XVII secolo appartenenti alla collezione personale dell’artista. Queste opere storiche scelte dall’artista sono veri e propri riferimenti del suo processo creativo e rivelano le sue riflessioni dal punto di vista artistico, storico, politico e filosofico. L’intreccio di queste opere all’interno dell’esposizione stravolge la nostra percezione da molteplici punti di vista, che dal passato mettono in discussione il futuro della nostra umanità.
« Con Johan Creten, i peccati non sono sette di numero. Sette, questa cifra implacabile, pari al numero dei sacramenti nella Bibbia e dei colli di Roma. Qui, i peccati sono infiniti e illimitati, inesauribili. Non sono numerabili, ma solo designabili. I peccati non sono tutti capitali, essi possono essere imperiali, imperiosi, periferici, insidiosi, insignificanti, invisibili. Sono sempre al disotto del calcolo e del linguaggio. I sette peccati capitali valgono poco a confronto della bassezza, la barbarie, la noia, la mutilazione, il rimpianto, la melanconia ed il terrore, in breve, la vita. Così, le sculture di Johan Creten non hanno nulla a che vedere con la morale o la sanzione, la ghigliottina o la censura. Esse parlano dei peccati, parlano della vita che infonde desiderio e dolore, speranza e pena, lussuria e collera, amore e morte, Eros e Thanatos. Parlano della vita anfibia, tra Stige e Paradiso. Parlano della vita pulsionale, quando i cuori battono, quando i serpenti si attorcigliano, quando si spiegano le ali, quando si aprono le vulve, quando si sposta la tenda ed appare infine la verità nuda, quella Medusa ipnotica. Il peccato non sarà poi in fondo la forma stanca della purezza? Non indica forse la nostra condizione di uomini estremamente fallibili? Il peccato non è forse, per riprendere le parole di Victor Hugo, una meravigliosa “gravitazione”? » Colin Lemoine
La mostra sarà accompagnata da un catalogo con testi di Colin Lemoine e Nicolas Bourriaud, un’introduzione di Noëlle Tissier e fotografie di Gerrit Schreurs.