Angela Maria Piga

Sinèddoche  dal 29/04/2021 al 12/06/2021

Maja Arte Contemporanea via di Monserrato, 30 Roma (RM)


Angela Maria Piga "A vederlo così attaccato all'animale, che andava a mano a mano mutando e crescendo, mentre l'uomo, senza mutare contegno, pareva assottigliarsi e svuotarsi di tutto il suo fiato, sembrava di assistere a una strana metamorfosi, dove l'uomo si versasse, a poco a poco, nella bestia."

Le parole di Carlo Levi (1902-1975), tratte da "Cristo si è fermato a Eboli", si prestano bene all'introduzione dell'interregno antropomorfo in cui si collocano le inedite sculture (ceramica e terracotta) dell'artista Angela Maria Piga, in mostra alla galleria Maja Arte Contemporanea fino al 12 giugno 2021.

In tempi di ibridismi genetici e antropologici, di intelligenze artificiali e naturali, quell'interregno fra umanità e animalità è metaforica lente di ingrandimento sui cambiamenti e le destabilizzazioni – sociali e individuali – a cui l'uomo è costretto da una inarrestabile spinta all'adattamento, tra rivoluzioni quotidiane e epocali che lo portano ad uno stato di perenne incompiutezza, ad una sinèddoche dell'esistenza, laddove la parte esprime un tutto assente.

Tra gli "animali umanizzati" in mostra, impera il coniglio lunare Yuètù, presente nella cultura dell'Estremo Oriente, e in particolare quella cinese, sin dal IV secolo a.C. (Coniglio d'oro). Nella leggenda buddista, il coniglio viene premiato per la sua generosità dalla divinità induista Sakra, che disegna la sua sagoma sulla luna per ricordarlo a tutti, mentre nella versione cinese è la dea lunare Chang'è che lo trasporta sulla luna, dove Yuètù pesta l'elisir di lunga vita. Ancora oggi in Estremo Oriente il coniglio lunare viene intravisto e osservato sulla superficie del satellite per il fenomeno di pareidolia al plenilunio.

La mostra è accompagnata da "Sinèddoche", una raccolta di poesie che Angela Maria Piga definisce "sonore", dove la parola esprime un proprio ritmo coreografico mentale e musicale al contempo. La stessa prospettiva di "incompiutezza" ha spinto l'artista ad invertire i ruoli e intervistare lei stessa il critico Ludovico Pratesi, in una originale "intravista" inserita nella pubblicazione.


ANGELA MARIA PIGA
Scultrice di nazionalità italiana e svizzera, nasce nel 1968 a Roma dove attualmente vive e lavora. Si laurea in Letteratura Francese all'università La Sapienza.
Oltre a scrivere narrativa (i romanzi "La sindrome di Salomone", "I re selvatici", il racconto "Il venditore di aria fritta" e la performance teatrale in francese "Motherless Wave"), poesia e articoli su arte per la stampa nazionale e straniera, lavora per quindici anni in una galleria specializzata nell'arte dell'Est Europeo.
Dal 2015 al 2017 vive a Düsseldorf (Germania) dove inizia a realizzare sculture in ceramica e terracotta. A Roma prosegue la sua attività servendosi dello storico Forno Laboratorio Paolelli.
Nel 2018 la prima personale alla galleria Maja Arte Contemporanea (Roma). Nel 2019 partecipa alla collettiva "Pezzi unici" alla Galleria Gallerati (Roma).


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