Istinto sano
personale di Sahar Khalafi
dal 28/01/2023 al 17/02/2023
ART G.A.P. Gallery, Modern & Contemporary Art Via di Santa Maria in Monticelli 66 Roma (RM)
Sahar Khalafi classe 1997 è nata a Teheran, in Iran nel 1997, ha iniziato nel 2015 gli studi in matematica ma nello stesso momento si appassiona al teatro. In seguito decide di abbandonare
L’artista iraniana Sahar Khalafi è nata nel 1997 a Teheran. Nel 2015 inizia gli studi in matematica ma nel 2017 decide di cambiare rotta per seguire la sua passione, il teatro, intraprendendo gli studi in recitazione teatrale e cinematografica che termina nel 2019. A 19 anni scopre, quasi per caso, guidata dal pennello il suo talento nella pittura. Inizia a collaborare con diverse gallerie nella sua città natale e questo la porta a confrontarsi con diverse personalità del settore che incoraggiano Sahar a proseguire il percorso intrapreso. Oggi vive e lavora a Firenze.
Paolo Martellotti, architetto e museografo, scrive di lei: La tecnica che l’artista utilizza è quella del segno piatto e rapido della grafica, come se la velocità fosse l’unica chiave adatta a fissare i dettagli dei sogni che si manifestano nel breve spazio di tempo che intercorre fra il sogno e la memoria cosciente. Ma poi le stesure di colore a campiture piatte, il complesso decoro, ottenuto dall’impazzito moltiplicarsi di dettagli spesso raccapriccianti, sembrano voler recuperare un poco della lentezza del disegno di un tappeto e segnare il tempo necessario al passaggio fra l’inconscio e la coscienza della superficie sotto la propria mano […]La grammatica è secca e senza segreti e le parole senza ombra e senza chiaroscuro
diventano figure, personaggi ricorrenti che appaiono e scompaiono disegno dopo disegno, come altrettante maschere scese dal carro di Tespi a interpretare ruoli diversi. Maschere a cui Sahar, mentre toglie il velo davanti ai propri occhi, tenta di strappare contemporaneamente il sipario che nasconde le ambiguità e le miserie. Sahar ha intrapreso un viaggio dall’Iran all’Italia ed ha incontrato lo spirito del Surrealismo che percorre la cultura europea da Bosch a Dalì, ma la sua chiave per una totale libertà di racconto, non è solo la srittura automatica, è piuttosto la convinzione di poter uscire dalla propria pelle
per potersi guardare dall’esterno. Negli interstizi tra l’essere e l’apparire che gli assomiglia come l’immagine riflessa assomiglia alla cosa, Sahar tratteggia le sue protagoniste che ostentano maternità desiderate o subite, femminilità aggressive o umiliate, sessualità sfrontate o represse. E fra tutte queste maschere, indossa e toglie le proprie.