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Donna creativa dallo sguardo vivo, Patrizia Fabri un giorno decide di dedicarsi alla manipolazione della terracotta e anche grazie agli insegnamenti ricevuti dal suo amico Umberto di Deruta comincia a realizzare delle sculture a dir poco evocative.
Inizia questo percorso quasi per gioco e diletto ma già dal primo momento l’artista si accorge che le sue mani volano, plasmano e creano delle figure femminili insolite dal volto amorfo senza connotati di una specifica identità, fuori dal tempo ma dal copricapo importante.
Non a caso Patrizia Fabri è fin da giovane anche una affermata e famosa stilista di cappelli. Per lei il copricapo ha un significato che va oltre il cappello in quanto tale.

Come lei stessa afferma: “Il cappello è indossato nel punto più importante della figura: in alto, sulla parte più nobile del corpo umano, la testa. Proprio per questa sua peculiarità è al contempo mezzo d’espressione culturale e forte mezzo di comunicazione. Tutto ci parla, nel binomio cappelli- strutture architettoniche, di identità culturale, artistica, stilistica, geografica e storica”.

L’artista è riuscita a leggere il suo mondo interiore, trasformandolo in una serie di sculture femminili, è andata oltre i confini della mente per riportarci la sua visione di connessione assoluta con l’ambiente. La sua arte ci racconta infatti il suo amore per la natura con la quale convive nei suoi gesti quotidiani.
Le sue signorine di ceramica, sono tutte molto simili ma ognuna con il suo segno distintivo in testa.
È un segno legato alla bellezza del mare, del mondo animale, del mondo vegetale, insomma un tributo alla vita!

Polpi, pesci, ricci, coralli, un mondo marino che rimanda all’acqua e alla vita, a quanto dunque di più vicino ci sia alla figura femminile. Mettiamoci pure che l’argilla è terra e che la terra è madre. C’è forse qualcosa di più femminile di tutto questo? (dal testo critico di M.E.Tozzi)

Dal mare ogni onda porta a riva conchiglie e molluschi, sensazioni e percezioni, idee e fantasia e al mare Patrizia è molto legata. Ma qui ci si chiede, come in un’eterna diatriba: è stata Patrizia a creare le Signorine? O le Signorine hanno scelto Patrizia per manifestarsi dal mondo delle idee a quello dei mortali? È stato il mare a portarci queste piccole sirene senza voce che parlano attraverso i colori e i movimenti che si generano sopra (o dalle?) loro teste? (dal testo critico del Prof. Roberto Lunardi)

In qualche modo le sculture della Fabri ci vogliono offrire un’altra prospettiva di noi stessi, quel tratto più difficile da captare ma che in qualche modo lei riesce a farci immaginare. Non ci resta che ringraziarla perchè attraverso le sue opere, non solo affiniamo i nostri pensieri ma nutriamo la nostra anima con colore, armonia e bellezza.

Da sempre Patrizia Fabri, sofisticata designer e storica della moda ha un’idea in testa: il cappello. Lei
ne è assolutamente convinta, è un accessorio indispensabile a sottolineare lo charme e l’eleganza
femminile. Oltre ad essere un’artista, è anche un brand che realizza cappelli, rigorosamente fatti a
mano e stirati su forme di legno in un antico laboratorio vicino al Vaticano, e vende nei suoi negozi a
Roma, e in tante altre boutique di tutto il mondo.

Patrizia Fabri collabora con i più grandi stilisti internazionali realizzando cappelli per sfilate tra i quali
Valentino, Elie Saab, Sergio Rossi Gattinoni, Fausto Puglisi, Capucci e Givenchy e pezzi unici per performance artistiche come quella di Madonna per la Brit Awards o di Lady Gaga; per Roberto Capucci ha realizzato dieci cappelli dedicati e ispirati alla Cina, ed esposti in una mostra
internazionale itinerante.

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