Shoah
mostra
dal 27/12/2011 al 09/01/2012
Capizzi (ME)
Michele Principato con la sua peculiare ricerca artistica, utilizzando principalmente la forza, l’energia del colore riesce a donare visibilità all’invisibile, a dare corpo alle voci della sua coscienza che si trasforma in immagine sulla tela. Egli intende la superficie come presenza fisica e parte dall’idea che l’atto di dipingere serva ad esprimere se stesso, attraverso tutte le proprietà e le sostanze della pittura.
Come Kandiskij sosteneva, la pittura è come la musica, deve riuscire unicamente a soddisfare le esigenze dell’anima, per cui egli punta esclusivamente sulla reale essenza del colore, del sentimento che in esso è celato. Senza false ambizioni ideologiche, il gesto naufraga in un’alchimia cromatica sontuosa, originale, accattivante, sottesa da un’energia sotterranea, la quale si esplica in pastosi intrecci di linee, le quali annullano lo spazio, essenzializzando la forma espressiva in inediti percorsi. Dalla sanguigna conturbante corposità, che travalica gli accadimenti, dal segno creato da forze misteriose, si sprigionano emozioni visive, originate dalla sua sensibilità, dal suo istinto, a volte brutale, le quali riconducono alla pienezza originaria della vita, manifestandosi come atto rivelatore di unità di azione e pensiero.
La sua espressione artistica, la quale intriga per le sue contaminazioni materiche, trascende spazio e tempo, è un atto di liberazione emotiva delle forze dell’inconscio, è magma in movimento; è esplicitazione di un profondo impulso interiore che si manifesta, concretizzandosi in una poesia allo stato primigenio con folgorazioni, bagliori, filtrati attraverso forti cromazioni materiche. E’ una realtà viva, organica, è azione e non momento intellettuale, è materia “ in fieri”, fermento di inarrestabili energie, espresse in metafore cromatiche intense e originali.
In Principato,il colore assume uno sviluppo complesso e polifonico, di una sonorità squillante, in una libertà straordinaria di linguaggio espressiva, accompagnata da una tecnica fatta di orchestrazioni colorate e trasposizioni passionali.
Lina Franza critico d’arte