Maestri del contemporaneo in mostra

alla Galleria d'arte Studio C di Piacenza  dal 18/01/2020 al 30/01/2020

Galleria d'arte contemporanea Studio C via G.Campesio, 39 Piacenza (PC)


Maestri del contemporaneo in mostra Galleria d’Arte Contemporanea
“STUDIO C”
via Giovanni Campesio, 39
29121 Piacenza
cell:348-8703060
e mail: studio.c.immagine@gmail.com

RASSEGNA NAZIONALE D'ARTE
MAESTRI DEL CONTEMPORANEO IN MOSTRA (1a EDIZIONE)
Rassegna finalizzata alla segnalazione di artisti da inserire in Musei, Pinacoteche e Pubbliche Raccolte d'arte.

Alla Galleria d’arte Contemporanea STUDIO C di via Gioavanni Campesio 39 si inaugura sabato 18 gennaio, alle ore 18, la prima edizione della Rassegna Nazionale d'Arte “Maestri del Contemporaneo in mostra ”.
Scopo dell'iniziativa è quello di indicare al pubblico e a tutti i visitatori, ma soprattutto ai Direttori e Responsabili di Pinacoteche, Musei, Gallerie Civiche e Pubbliche Collezioni, un ristretto numero di artisti che, per la qualità della loro espressione e per il curriculum artistico fin qui manifestato, sono ormai meritevoli di essere annoverati tra i Grandi Maestri dell'Arte Contemporanea e degni pertanto di essere inseriti, con le loro opere, nei sacri spazi della Cultura Artistica.
Questi i nomi degli artisti selezionati e le province di provenienza: Leonardo Beccegato (VE), Venere Chillemi (TO), Giancarlo Flati (AQ), Emanuela Franchin (VE), Fiorella Manzini (BO), Cesare Paolantonio (BG), Michelangelo Perghem Gelmi (TN), Fedora Spinelli (FG).
Leonardo Beccegato (VE): ritorna alla “Studio C” Leonardo Beccegato, dopo una pausa durata diversi anni: un ritorno atteso dai numerosi appassionati che seguono l'attività della galleria piacentina e accolto con entusiasmo da operatori, collezionisti e critici d'arte. Nato e residente a Venezia, Beccegato è un artista dal lungo e interessante curriculum critico-espositivo fatto di mostre prestigiose tenute in tutta Italia e nelle principali capitali d'Europa. Intenso e qualificato anche il suo percorso artistico proiettato verso una ricerca continua e assidua di emozioni e atmosfere dove cultura storica, filosofica, letteraria e scientifica si uniscono insieme per una proposta espressiva nuova e coinvolgente. Per questa mostra piacentina l'artista ha scelto di presentare tre opere dedicate alla figura umana e sono, come sempre, lavori di rara intensità e bellezza. I suoi personaggi sono maestosi, statuari e portano dentro impressioni e suggestioni complesse che spaziano dal Realismo Magico alla Metafisica con richiami che spesso ricordano, negli sfondi e nelle lontananze, la scenografica pittura dei grandi vedutisti veneti. Ma ciò che più colpisce, nell'espressione di Leonardo Beccegato, è la sua straordinaria abilità di muovere e creare la luce: una luce spesso tenue e delicata, languida e morbida, un sussurro che sembre provenire dall'interno stesso della materia e che si irradia poi ad ogni parte del quadro. Nascono in questo modo le sue atmosfere e sono atmosfere sospese, rarefatte, a metà strada tra sogno e realtà, attimi e momenti di attesa dove il tempo, insieme agli eventi, sembra essersi fermato. Pittura spesso enigmatica perchè sembra scavare negli abissi più profondi dell'umana coscienza e porre seri interrogativi sulla vita e l'umano esistere.
Venere Chillemi (TO): Atteso ritorno di Venere Chillemi a Piacenza dove vanta un nutrito numero di estimatori che, ormai da diversi anni, si sono appassionati ai suoi studi e alla sua ricerca, al suo mondo espressivo e alle sue proiezioni all’interno dell’animo umano. Una ricerca, quella dell’artista piemontese, che non conosce sosta e che, pur nella coerenza e continuità, ha sempre presentato mutamenti ed evoluzioni di grande interesse. Prima Espressionista e poi Surrealista, Venere Chillemi è giunta oggi ad una maturità straordinaria che si manifesta attraverso una gestualità istintiva e spontanea di matrice informale supportata da una scala cromatica luminosa e potente. Pittura tutta dedicata allo spazio, alla magia delle galassie, alle profondità siderali. Da fondi scuri e raccolti si dipartono vere e proprie esplosioni di colore, improvvise aperture e squarci di profondità che aprono a mondi sconfinati, simbolo e metafora dell’ignoto e dell’inconscio. Ultimamente la nostra artista torna a stupirci con una nuova produzione e un nuovo percorso di ricerca che, nell’intensità cromatica e nei risultati estetici sembra rivolgersi non tanto e non solo allo spazio, all’esplorazione del cosmo e dei suoi infiniti spazi, ma ad altri luoghi e altre realtà, forse a verità purissime ed assolute ben lontane dall’umano pensiero e dalle umane potenzialità.
Giancarlo Flati (AQ): artista contemporaneo dal lungo e interessante curriculum critico-espositivo, ormai da diverso tempo è impegnato in una ricerca che, con coraggio e determinazione, si cala nei meandri della scienza, della geometria e della topologia, in una complessità analitica che include spazio e tempo, materia fisica e mentale, pensiero e invenzione. Originale e innovativa la sua espressione, ormai tutta concentrata sull'evoluzione della forma e del colore con l'inclusione di svariati e diversificati materiali. C'è, in questo nostro artista, la piena consapevolezza che il linguaggio artistico dei nostri giorni debba sempre più saper manifestare le mutazioni mentali ed emozionali che riflettono il tempo e lo spazio dell'umano esistere e che la pittura, e l'arte in genere, non possa essere disgiunta dalla vita. Così, nei suoi dipinti, il segno non ci appare morbido e fluido, ma piuttosto tormentato e frammentato in continue stratificazioni, in ritmi alternati e intermittenti, in pause e riprese che dinamizzano lo spazio per inseguire opposte e contrastate tensioni, aperto comunque alle incursioni dell'imprevisto e dell'imprevedibile. Lo stesso vale per il colore, ora acceso e prorompente, scoppiettante ed esplosivo, altre volte più calmo e meditato, più tranquillo e riposante. E' lo scorrere della vita che detta i suoi ritmi, è l'avverarsi del destino che cambia le carte e muta i destini. Artista di frontiera, Giancarlo Flati, perchè attivo in quella sottile e indefinita zona dove la materia si incontra con la mente, l'arte con la scienza, il visibile con l'invisibile, il concreto con l'astratto. Ed è proprio questo ciò che affascina e conquista nella sua straordinaria espressione.
Emanuela Franchin (VE): nata e residente a Vigonovo (VE), Emanuela Franchin è un’artista di lunga esperienza e dall’ampio e articolato curriculum critico-espositivo. Tra le sue innumerevoli esperienze anche l’adesione al “Metaformismo” di Giulia Sillato per la sua straordinaria capacità di interpretare la forma, per la libertà del gesto e la fluidità del segno. Dopo un avvio figurativo, caratterizzato da un’espressione di carattere prevalentemente naturalistico, la nostra artista ha iniziato a sentire il fascino delle Avanguardie Storiche, dell’Espressionismo lirico e dell’Informale, soprattutto, iniziando quindi una profonda metamorfosi tecnico-espressiva, una fase di straordinario mutamento estetico-formale fatto di colore, gesto e materia. Ne sono chiara dimostrazione le tre opere che l’artista presenta in questa rassegna: si tratta di dipinti tutti ispirati all’interiorità, all’ascolto delle voci misteriose e segrete dell’animo umano. Qui la stesura è corposa e materica, ma il risultato finale risulta delicato e leggero, sensuale e poetico. C’è, in questa artista, un senso innato del colore e un timbro cromatico che, pur attingendo dalla grande e storica tradizione veneta, riesce tuttavia a farsi moderno e contemporaneo per le felici intuizioni tecniche, per la personalissima interpretazione e l’uso libero e spontaneo della materia pittorica.
Fiorella Manzini (BO): artista già nota al pubblico piacentino per le sue recenti esposizioni nella nostra città, Fiorella Manzini pratica oggi un “Informale” personalissimo e originale fatto di gesto e colore, di segni, tracciati e percorsi dal forte valore simbolico. La fonte principale della sua ispirazione è certamente la natura, o meglio, la realtà nella quale ci troviamo a vivere la nostra quotidianità. Paesaggi, situazioni, squarci improvvisi di luce, vedute e quant'altro costituiscono, per lei, il punto di partenza e il pretesto per fare pittura, per raccontare, per riversare sulla tela, con sicurezza e determinazione, le proprie emozioni, i propri sentimenti. Pittura, dunque, evocativa, basata sulla memoria e il ricordo, sul riaffiorare di suggestioni e stati d'animo, sulla rilettura di cose, fatti e avvenimenti che nel tempo si sono via via sedimentati e interiorizzati. Così anche quando le sue opere si fanno più libere e sintetiche perchè fatte solo di gesto e colore, rimandano sempre, inevitabilmente, a visioni reali e concrete, a cieli azzurri e profondi, a paesaggi che sanno di campi ed erba, a spazi cosmici inondati di luce. E ancora, di questa bravissima artista, mi piace sottolineare la freschezza esecutiva e la spontaneità cromatica: una stesura del colore dove pennellate robuste e decise si alternano ad altre appena accennate offrendo lo spaccato di una gestualità istintiva, ma allo stesso tempo originale e personalissima, sapiente nella sua semplicità e immediatezza. Nelle sue opere non c'è nulla di pesante e/o accademico ma tutto è improntato alla leggerezza e all'eleganza, al vivo sentimento e alla poesia.
Cesare Paolantonio (BG): nato a Monza nel 1937, è scomparso a Gromo (BG) nel 2015 ed è stato, per lungo tempo, illustratore del “Sole 24 ore” per l'inserto domenicale. Complesso e affascinante il suo linguaggio espressivo, un insieme di Metafisica e Surrealismo (Metasurrealismo) dove cose, persone ed oggetti vengono accostati in modo insolito e calati in una dimensione silente, irreale, sospesa e al di fuori del tempo e dello spazio. Così il reale che Paolantonio propone a chi osserva i suoi quadri non è solo quello descritto e rappresentato, ma anche, e soprattutto, quello indagato, evocato, capovolto. Se infatti passiamo in rassegna i vari dipinti della sua produzione, ma anche solo quelli esposti in questa rassegna, notiamo che in ognuno di essi compare sempre una linea, o cornice, o nicchia, che li circonda, li seziona o li moltiplica creando situazioni spaziali improbabili e provvisorie. E' la tattica della “traslazione” continua, del mutamento, dello “scambio” infinito di ruoli e presenze. E' l'ambiguità della vita che si fa teatro e/o del teatro che diventa vita e realtà. Nelle opere di questo artista, infatti, vive un presente senza tempo, dove tutto sembra scenograficamente in posa e dove tutto è anche simultaneamente in movimento trasportato dall'onda magica della fantasia e del pensiero. Gli piaceva rappresentare la vita come un immenso e sconfinato palcoscenico dove ognuno è chiamato a recitare una parte e poi il contrasto tra l’”essere” e l’”apparire”, tra verità e finzione. Il tutto per far emergere uno sforzo interiore, un attimo di silenzioso e pacato raccoglimento, per trovare un senso al nostro quotidiano esistere.
Michelangelo Perghem Gelmi (TN):Nato a Insbruk nel 1911, è scomparso a Trento nel1992 ed è stato, oltre che grande artista, ingegnere, architetto e docente universitario. Un mondo complesso, quello di Michelangelo Perghem Gelmi, un vero e proprio universo dove la realtà può sconfinare nel sogno, la verità nella finzione, l'intuito nel pensiero razionale, la ragione nella leggerezza del volo poetico. Volendo inquadrare la sua complessa e interessante produzione, potremmo senza dubbio definirla “surrealista” oppure “fantastica” in quanto l'artista, volutamente, si serve dell'ironia e dell'assurdo per portare l'osservatore a riflettere su di un argomento o tematica specifica sia essa di carattere sociale, esistenziale o semplicemente di costume. Così i suoi soggetti, siano essi animati o inanimati, si muovono in originali architetture, in fantascientifici e apocalittici scenari, in spazi bloccati e sospesi, al di fuori del tempo e dello spazio. Spesso, nelle sue oniriche costruzioni, troviamo piante esotiche che spuntano da rocce forate assumendo sagome zoomorfe (floreunculus barbudus), enormi globi oculari, fissi, immobili e ipnotici che emergono da intricati fogliami e da strane creature vegetali per scrutare il mondo circostante (fiore nel deserto), sculture e forme anatomiche, evidente il ricordo di Perghem per Henry Moore, dalle cui cavità si arriva all'infinito e poi maschere, armature, elmi, manichini e altro ancora. E’ importante, inoltre, ricordare il Fondo “Michelangelo Perghem Gelmi” presso il MART (museo di arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto) costituitosi nel 1995 grazie ad una vasta e articolata donazione di progetti architettonici ed urbanistici avvenuta per volontà dei figli e, ancora, il significativo numero di opere pittoriche conservato presso il Museo Diocesano di Trento e la Fondazione Museo Storico del Trentino.
Fedora Spinelli (FG): artista pugliese che vive e lavora a San Severo (FG), Fedora Spinelli vanta un variegato e interessante curriculum critico-espositivo fatto di innumerevoli mostre, personali e collettive, tenute in tutta Italia e nelle principali capitali d'Europa. Da segnalare inoltre un lungo e costruttivo periodo dedicato al Metaformismo di Giulia Sillato e il suo impegno nell'aderire alle mostre e alle varie iniziative del gruppo. Articolato e complesso anche il suo percorso artistico che, dopo il traguardo accademico, ha conosciuto vari momenti e ha spaziato dall'insegnamento alla pittura con periodi di forte lirismo dedicati anche alla poesia. Gradualmente e attraverso un'approfondita opera di studio e ricerca, la nostra artista è così pervenuta ad un'espressione originale ed autentica al cui interno convivono diversificate tecniche espressive (olio, smalto e affresco). Espressione senza dubbio Astratta, quella di Fedora Spinelli, con evidenti richiami all'Informale soprattutto quando, con libertà gestuale e freschezza di tocco, libera sulla tela emozionate e suggestive pennellate, morbidi tracciati, reticoli e percorsi. Con le sue opere Fedora attira così lo sguardo dell'osservatore all'interno della sua trama visiva e dentro l'illusoria dimensione dello spazio della rappresentazione in una scansione geometrica senza fine e in una prolungata vertigine prospettica capace di stupire e creare magiche e strordinarie sensazioni. Espressione intensa e senza cedimenti, questa della nostra artista, dove colore e gesto vengono a costituire intime e suggestive atmosfere di un simbolismo ancora e sempre presente all'interno del quale, spesso, permangono tracce leggere ed evanescenti di realtà capaci di creare un ponte di comunicazione tra il visibile e il non visibile, tra spirito e materia.
La rassegna, che sarà introdotta dal critico d'arte Luciano Carini, chiuderà il 30 gennaio.
ORARI: feriali e festivi dalle 16,30 alle 19,30
Lunedì, giorno di chiusura











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