Mostra personale antologica
"ALBINO VESCOVI. Segno Spazio Luce”
dal 25/05/2024 al 28/07/2024
Palazzo del Podestà Piazza del Municipio, 1 Castell'Arquato (PC)
Con il patrocinio del Comune di Castell’Arquato, la mostra è fortemente voluta dall’Assessore alla Cultura Gilda Bojardi e accolta operativamente da Albino Vescovi.
“Albino Vescovi non ha perso i forti legami affettivi con il borgo dove ha contribuito alla valorizzazione del territorio con perizia e cultura dei materiali”, afferma l’Assessore Bojardi, “La prima cosa che mi ha entusiasmata è stata la sua pittura, fatta di utilizzo di tecniche miste dall’olio su tela, al bozzetto su carta, all’acrilico. Si tratta di un approccio al tema progettuale che architetti di generazioni passate hanno sempre avuto; una complessità creativa che lega la sensibilità pittorica e la passione per la storia dell’arte al fare architettura. Molti architetti, non solo italiani, del 900 trovavano nella pittura una finestra per esprimere in modo più libero la loro poetica”.
Il catalogo della mostra “Segno Spazio Luce”, a cura di Donata Meneghelli e Giuseppe Pannini, è pubblicato da Electa.
“Albino Vescovi è, ancora oggi, una delle rare e singolari figure di artista, erede di quell’Umanesimo che studia, guarda, immagina, progetta e dà forma alle proprie opere con curiosità e sperimentazione, esplorando i diversi linguaggi artistici. Come lo scorrere di un filo continuo - immagine presente nella copertina del catalogo e incipit della mostra - attraverso intuizioni, visioni, intrecci elabora una creatività fervida su diversi spazi e superfici: dal foglio bianco alla tela fino allo spazio architettonico, in un espandersi atemporale di segni, spazi e luci”, dichiara Pannini.
“Nell’opera di Vescovi emerge l’eterna dialettica Kaos/Cosmos. La sua ricerca espressiva è il tentativo continuo di dar forma, senza chiudere quella forma in un universo definito, ma lasciando sempre un varco, uno spazio bianco che si rivela punto di luce su mondi interiori. I simboli al centro della sua produzione sono i portali che si aprono dietro e dentro al visibile. Lo spazio è racchiuso in un riquadro, come se solo l’esistenza del limite ci permettesse di oltrepassarlo. Dal punto bianco, la luce si fa spazio e la tela ne viene inondata”, prosegue Meneghelli.