SILENZIO
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dal 14/08/2024 al 24/08/2024
EX CHIESA DELLA SCIABICA Piazza II Ottobre 31 ISPICA (RG)
S I L E N Z I O
Giovanni Fioccardi Domenico Borrelli Fabio Cascardi Alfredo Romano Corrado Agricola Giovanni Blanco Andrea Cataudella Lina Fucà Enrico Iuliano Francesco Lauretta Sebastiano Mortellaro Beatrice Taranto Giuseppe Armenia Paolo Leonardo Domenico Piccolo Sandra Rizza Mela Salemi Filippo di Sambuy Alessandro Sciaraffa Aldo Taranto Max Zarri
14 / 24 AGOSTO 2024
EX CHIESA DELLA SCIABICA
Piazza II Ottobre 31
ISPICA
Inaugurazione 14 Agosto 2024 ore 19:00
Orari apertura 15 /24 Agosto: 18:00 - 21:00
info: +39 338 908 2553
Con Silenzio prosegue il percorso tracciato da Historiae nel 2019 all’ex Macello cui seguì La passeggiata (2022) e Brecce (2023) entrambi all’ex Chiesa della Sciabica. Historiae sbocciò su impulso di Francesco Lauretta che condivise alcuni versi di Machina di Antonella Anedda (contenuti nella sua raccolta dal titolo Historiae). La passeggiata prese spunto dal libro di Robert Walser e Brecce dal testo di Henri Michaux – singolare figura di poeta, scrittore e pittore. Con Silenzio si è evitato un riferimento puntuale ad un libro, ad un testo. Ad opere e discorsi di saggi orientali (Sri Nisargadatta Maharaj, Thartang Tulku, Thic Nhat Hanh), opere musicali (John Cage), testi letterari (Susan Sontang), avremmo potuto fare appello, ma s’è voluto la parola sospesa, lasciata così.
…………..
Eccoci qui, punto di partenza solito: casa di Giuseppe,
tavola imbandita del bendidío di focacce
per festeggiare… cosa?
Shhh… Silenzio!
Dal Silenzio sorge la Festa.
Ogni passo ha il beneficio di un passo.
S I L E N Z I O
Succedeva tempo fa, pochi mesi ma potrebbe essere un tempo più lontano o solo ieri. Non importa. Si parlava e ad uno di noi uscì di bocca la formulazione: Silenzio… e avanti. Da allora ad ora sull’orlo del paradosso ho collezionato discorsi, frasi, sentenze sul silenzio. Difficile non vedere la doppia ironia che vi è nel parlare del silenzio. Ma adesso non so se è meglio tacere giocando al bianco della pagina come Mallarmé in Un coup de dés jamais n’abolira le hasard. Ci penso. Non sono sicuro di farlo, ma siete avvertiti nel caso incontraste più avanti uno spazio vuoto. Ho detto vuoto per figurarmi il silenzio, pensate. Quel che so in questo momento, parafrasando Jamie Reid, è che il silenzio è tosto. Se ne parla tanto senza che lo si afferri. Ah ecco, lo Zen… il suono di una sola mano. Non poteva mancare qui.
Perché la cosa ha diversi tagli da cui la si può vedere. C’è l’ipertrofia del consumo, degli eccessi di immagini, di segni, di parole, delle stimolazioni di ogni tipo che accendono il desiderio senza che vi sia mai soddisfazione e piacere. Ed è il discorso socio-eco-antropo che, per carità, riveste la sua importanza. Propizio immaginare un divenire senza tanta robaccia da mandar giù.
E c’è il silenzio come vuoto della mente. E qui la cosa si complica notevolmente. O no? Non mi pare il caso di andarci sotto dispiegando cos’è la mente originaria. Qui in fondo si tratta di mettere insieme delle opere in uno spazio vuoto, un ex chiesa ad una navata. Ecco: in uno spazio vuoto e pieno di silenzio!
John Cage fa ricorso al vuoto in cerca del silenzio, il vuoto di una speciale camera:
…proviamoci con tutte le nostre forze a fare ‘silenzio’: non ci riusciremo. Talvolta, per certe finalità tecniche, è desiderabile una situazione il più possibile silenziosa. Un ambiente di questo tipo è detto camera anecoica; le sue sei superfici sono di un materiale assorbente; è una stanza del tutto priva di risonanze. Diversi anni fa entrai, all’Università di Harvard, in una stanza così; e sentivo due suoni, uno alto e uno basso. Quando li descrissi al tecnico di servizio, m’informò che il suono alto era il mio sistema nervoso in azione; quello basso era il mio sangue in circolazione. Finché non sarò morto esisteranno suoni. (John Cage, Silenzio, Feltrinelli 1971).
Adesso non posso far altro che trasmettervi quel che mi balena in mente proprio ora: penso ai musei, alle gallerie d’arte, però di notte quando le opere che vi sono contenute esistono nonostante non siano viste, nel silenzio.
Aldo Taranto