Sabina Bernardelli - Il linguaggio svelato

Mostra d'arte orafa e figurativa  dal 11/12/2009 al 13/12/2009

  Roma (RM)


Sabina Bernardelli - Il linguaggio svelato Dall’ 11 al 13 dicembre, lo spazio “Foliakra Lab”, a San Lorenzo, accoglierà la mostra “Sabina Bernardelli - Il linguaggio svelato”, una raccolta di acquarelli e tecniche miste esposti insieme a gioielli dal design originale e ricercato, per mettere in luce la funzione del linguaggio nel contesto narrativo ed onirico.
Il centro della ricerca artistica di Sabina Bernardelli si basa essenzialmente sulla funzione della scrittura, indagata sia nel suo significato comunicativo che in quello più formale: la calligrafia.
Le opere sono il risultato di suggestioni elaborate attraverso diverse forme d’arte, di esperienze di viaggio e di impressioni tratte da altre culture: queste molteplici interazioni, tuttavia, non mettono in ombra l’impronta espressiva e calligrafica dell’artista, che riesce a legare forme geometriche a pietre colorate, linee sinuose a simboli fanciulleschi, donando così colore e movimento al metallo più freddo.
Da sempre l’arte vive nella comunicazione delle forme, si cela e si mostra per rivelarsi infine come traccia espressiva, si materializza e si nasconde all’interno delle opere attribuendo loro sempre nuovi significati; è proprio sul senso del termine “significato” che l’artista si interroga, attraverso una semplice riflessione: la funzione dei nomi è quella di dare un senso ad un oggetto o ad un concetto, quindi di codificare e di identificare. Se diamo un nome ad un oggetto siamo sicuri di poterlo conoscere nella sua funzione, ma se estrapoliamo il significato immanente dal nostro processo conoscitivo, abbiamo di fronte un oggetto "trascendente" che altro non è che un insieme di linee, spessori, vuoti e pieni. Lo stesso avviene con la scrittura che, in tal senso, si trasforma in pura rappresentazione, qualità estetica che manifesta forma e sostanza, segno e simbolo, e può dunque diventare un’opera aperta che veicola messaggi criptici da svelare.
L’artista inventa così un proprio linguaggio, inconfondibile, che parla e trasmette emozioni, generate quasi più dall’istinto che non dalla razionalità, facendo un’operazione che rimanda per certi versi ai collage dadaisti, con una sostanziale differenza tecnica e stilistica, poiché le sue opere non sono catene di associazioni segniche, ma hanno una tematica precisa, sono “mondi ambulanti” che ricercano sempre una nuova interpretazione.
Il rapporto che si viene a creare tra l’arte visiva e l’arte orafa è un racconto continuo, un fiume che scorre ininterrotto e oltrepassa gli argini della nostra conoscenza ordinaria dove emergono “architetture dei sentimenti” oniriche e fiabesche.
E’ l’arte che ci invita ad avere un nuovo sguardo di scoperta, non convenzionale, ma sempre curioso ed autenticamente ingenuo verso il mondo delle forme.




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