Riflessioni astratte: violenza sulle donne

Abstract reflections on women violence  dal 07/11/2024 al 26/11/2024

SPAZIO ARTE URBANO Via Rozone e Vitale 5 Mogliano Veneto (TV)


Riflessioni astratte: violenza sulle donne La mostra d’arte “Riflessioni astratte: violenza sulle donne” aprirà il 9 novembre alle ore 17,00 presso il Brolo Centro d’Arte e Cultura - Via Rozone e Vitale, 5 di Mogliano Veneto – Treviso, con il patrocinio della Provincia di Treviso, Comune di Mogliano Veneto e del P.O.I. La mostra, curata da Livio Lopedote nei minimi particolari è solo per artisti invitati a parteciparvi e completamente gratuita. Infatti fa parte del progetto: “scambio gratuito di mostre”, nel senso di avviare un processo replicante dove la dimensione non è quella economica del profitto, ma quella dell’amicizia, della condivisione e della collaborazione sincera senza mezzi fini.
Dieci sono gli artisti che vi partecipano, ognuno con quattro opere astratte sul difficile tema della violenza sulle donne. Potrete ammirare liberamente le quaranta opere esposte nello spazio messo a disposizione dal Comune di Mogliano Veneto negli orari esposti nella locandina.
Ogni artista ha realizzato ad hoc le proprie opere in modo personale seguendo il proprio stile astratto. Infatti possiamo ammirare l’informale di Rosanna Casagrande o di Tatiana Carapostol, che con dovizia di forme e di colori hanno descritto il dolore, l’incubo della donna malvessata ed alla fine la sua liberazione. Il minimalismo di Gianfranco Tonin e di Gianluca Gualandi che con gli orizzonti cupi del primo e le scritture indecifrabili del secondo narrano il grido muto della donna. E poi i collage dell’artista australiana Melissa Damson con le sue originali composizioni di merletti, scritti, e ricordi di nullità. L’informale che sconfina nel lirismo di Marco Galli con le sue bellissime composizioni di rossi e neri, che si affianca a quelle altrettanto liriche di Livio Lopedote che descrive in modo coloristico il dramma consumato. Altra sottolineatura va a Luciano Bellet, alla sua originalità di composizioni concettuali realizzate con la tecnica del dripping per sottrazione. Cinzio Cavallarin preferisce utilizzare assemblaggi di materiali vari in una fusione dai toni equilibrati per descrivere la prigione in cui la donna viene relegata. Discorso a parte va all’artista bosniaco Borislav Lazic, che con i suoi colori accesi cerca di rappresentare la figura del male, grotteschi esseri caricaturali privi di morale ed incapaci di controllare i propri sentimenti.
La mostra si presenta molto interessante non solo per la qualità delle creazioni assolutamente originali, ma anche per il tema trattato che ci trasporta in un ripensamento del nostro essere in rapporto con l’altro. Abbandoniamo il mostro egocentrismo maschilista e cerchiamo di comprendere i bisogni della persona con cui viviamo una parte della nostra esistenza.



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