Guido Ferretti

Dalla Tradizione all'Arte  dal 14/06/2025 al 29/06/2025

Galleria del Centro Culturale Unberto I°, 12 Francavilla d'Ete (FM)


Guido Ferretti Guido Ferretti nasce a Francavilla d’Ete nel marzo del 1912 .
Terzo di tre figli, abbandonato dal padre quando ha appena 18 giorni, conosce la povertà e la fame ed è costretto a lasciare la scuola in terza elementare e ad iniziare a lavorare molto presto.
Dopo aver tentato di proseguire la professione paterna della lavorazione del ferro, diviene operaio di falegnameria, attività, all’epoca, molto diffusa nella nostra zona.
Questo periodo è segnato da un grave incidente che lo priva delle falangi delle dita della mano destra. Di qui la svolta che lo induce a mettere a frutto la sua vena creativa e a diventare decoratore di carri agricoli, esperienza fondamentale per la sua formazione e che resterà come sostrato della sua futura attività di pittore.
Dopo gli anni terribili della Seconda Guerra Mondiale, sposato e con due figlie da crescere, si alterna in vari lavori per diventare, negli anni ‘50, tinteggiatore di interni e applicatore di carta da parati, mestiere, questo, che gli regalerà lo pseudonimo di “Scolla”, coniato da Giancarlo Guardabassi nella trasmissione radiofonica Rai “Dischi caldi”, dove “Scolla”, appunto, è protagonista delle gustose narrazioni su Francavilla del conduttore.
Giunto al pensionamento e libero di seguire quella che, nel tempo, è divenuta una vera passione, Guido Ferretti si dedica alla pittura e fino alla morte, avvenuta nell’aprile del 1995, realizza un numero sorprendente di quadri, molti con soggetti ripresi dal repertorio della decorazione di carri, altri di paesaggio, ispirati alla nostra terra, rivissuta e ricreata secondo la sua particolare sensibilità.
Senza la mediazione della cultura ma emergente e filtrata attraverso un carattere vulcanico, immediato, ricco di acutezza e energia positiva, l’arte di Guido Ferretti si esprime in immagini fuori dal tempo, inconsapevolmente soffuse di atmosfera onirica e genuinamente costellate di incongruenze cromatiche, spaziali e proporzionali.
“Scolla” non sa e non vuole essere fedele a ciò che vede ma lo ritrae estraendolo dalla sua dimensione interiore di uomo privo di sovrastrutture intellettuali e ce lo consegna come autentica testimonianza di un mondo tramontato e definitivamente scomparso.

Veronica Luciani



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