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Le bugie non restano ferme. Si muovono, si travestono, inciampano, fuggono. Nella nuova mostra personale di Antonella Casazza, Le bugie hanno le gambe corte, a essere protagoniste sono proprio due gambe giganti, erranti, ripetute e reinventate, che abitano tele, acquerelli, installazioni e vetrine urbane con spirito ludico e visionario.
Attraverso un linguaggio pittorico surrealista, simbolista e ironico, Casazza mette in scena figure smembrate ma potentemente iconiche: gambe che diventano personaggi senza volto, metafore ambulanti di una verità sempre sfuggente. La bugia, privata della sua morale, si trasforma in racconto visivo — talvolta tenero, talvolta beffardo.
La tavolozza cromatica sgargiante, i pattern giocosi (stelle, righe, pois), e la continua variazione di contesto (dallo spazio al bagno, dal sogno al teatrino urbano) portano lo spettatore in un viaggio che non chiede risposte, ma sollecita immaginazione. Le gambe camminano da sole, dormono su poltrone celesti, sbucano nelle piazze, si travestono da luna park, e sembrano dire: “Nulla è come appare, e anche l’inganno ha un passo tutto suo.”
"Dipingo per dare voce a ciò che non ha voce: i dubbi, i sogni, le verità che zoppicano," afferma l’artista. Ed è proprio in questo zoppicare poetico che l’opera di Casazza trova la sua potenza: un’arte che riflette sul misticismo del quotidiano, sulla fede nei simboli, sull’amore che barcolla e sulla speranza che cammina da sola.

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