Karen Wilberding Diefenbach, Silente

Aria Art Gallery  dal 23/10/2010 al 12/12/2010

  Firenze (FI)


Karen Wilberding Diefenbach, Silente Immaginate una donna, un’artista che ha vissuto per anni nei luoghi più frenetici, che si ri-trova un giorno d’estate in una casa colonica nei pressi di Camaiore, completamente avvolta da un inaspettato scenario bucolico, affascinante nel suo essere così lontano dal mondo metropolitano.
Ecco l’esperienza autobiografica che ha ispirato, da dieci anni a questa parte, le creazioni di Karen Wilberding Diefenbach. Un’artista che è nata e ha compiuto la propria formazione negli Stati Uniti, e che è rimasta incantata dalla campagna toscana. L’ambiente agreste - fatto di greggi di pecore, di maestosi noci, di antichi alberi di olivo… - è entrato a far parte della sua vita. Colpita dal trascorrere del tempo naturale, scandito dai bioritmi delle stagioni, da quelle figure di animali e piante che sembrano esplicare un’eternità perduta, la Diefenbach ha fin da subito iniziato a rendere opera artistica questa sua visione immaginifica.
Da quel senso di meraviglia sono nate le sculture in bronzo, realizzate con perizia artigiana, passando dal bassorilievo allo spessore volumetrico, e le opere su carta o su tela, dove le forme vegetali e animali sembrano prender vita quasi spontaneamente.
Con questa mostra, i visitatori potranno rivivere un senso primigenio della vita, attraverso soggetti così reali, eppure così lontani, oramai, dall’immaginario collettivo. La visione di queste opere sarà però anche un percorso emotivo e riflessivo, perché l’artista non è tanto interessata alla resa realistica, quanto a far fermare un attimo colui che guarda. Per questo motivo, le bronzee pecore presentano il collo enfaticamente allungato, le forme nodose e lineari sono accentuate, così da rinstaurare quel dialogo estetico e concettuale con gli alberi dai lunghi rami che abitano le colline. Importanti sono i titoli, ripresi dalle notazioni musicali: Adagio, Nobile...perché spingono ad innescare un preciso stato d’animo. Lo spettatore dovrà, infatti, rendersi partecipe di un senso esistenziale: tra eternità ed evanescenza, nobiltà e mestizia, umile accettazione e austero contenimento, dovrà fermare per un attimo il flusso del divenire per recuperare il senso temporale e naturale dello stare al mondo.



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