JOE'S JUNKYARD
La poetica del rottamaio
dal 14/09/2012 al 29/09/2012
modena (MO)
In occasione dell’edizione 2012 del FestivalFilosofia dedicato a Le cose, METRONOM presenta JOE’S JUNKYARD, mostra personale della fotografa americana LISA KERESZI. Nella sede FUORIMAPPA, in via Carteria n. 8, sarà esposta una serie di fotografie realizzate tra il 1998 e il 2004, a documentare l’attività di famiglia, un deposito di rottami appunto, per due generazioni. La mostra inaugura venerdì 14 settembre alle 18.30 e sarà aperta anche nelle due settimane successive nelle giornate venerdì e sabato pomeriggio.
Il lavoro di Lisa Kereszi ripercorre la storia dell’attività di famiglia, il Joe’s Junkyard, un deposito di rottami che porta il nome di suo nonno. Joe rappresenta lo stereotipo del protagonista del sogno americano, figlio di immigrati, che con l’autentica passione per il recupero degli oggetti e delle “cose” ha riunito le vite di figli e nipoti. Lisa Kereszi è dunque cresciuta in una famiglia di rottamai e definisce la sua infanzia “circondata da spazzatura”: il padre impegnato a portare avanti l’attività di famiglia e la madre, proprietaria di un negozio di rigattiere, passa gran parte del tempo alla ricerca di oggetti che si potrebbero poi rivelare un tesoro di inestimabile valore. L’intera famiglia è circondata da storie di cose, di oggetti accumulati che rimangono in attesa di una nuova vita, di una nuova funzione e collocazione. Attraverso le immagini di pile di copertoni, cinghie accumulate, pareti tappezzate di fotografie e ritagli di giornali, e torri di automobili, Lisa Kereszi ci restituisce uno spaccato di memoria che è in realtà un viaggio interiore sul filo dei ricordi. Il Junkyard di Joe non è mai stato la fine per gli oggetti che lì arrivavano, ma una sorta di fabbrica di nuove identità, in un incrocio energetico di contraddizioni che hanno del miracoloso nel loro vivere e sopravvivere alle circostanze.
La mostra prende spunto dalla pubblicazione del libro di Lisa Kereszi Joe’s Junkyard (Damiani, 2012) con testi critici di Larry Fink e Ginger Strand oltre a un testo autobiografico dell’autrice.