Vagando in una luminosa notte
Un cammino infinitamente ramificato
dal 27/06/2013 al 11/07/2013
Palermo (PA)
Si scopre un titolo e si comincia ad entrare nella verità delle immagini, in quei frammenti di verità che sono ipotesi di conoscenza, di memoria, di possibilità, di cambiamento.
“Vagando in una luminosa notte” è il titolo pensato da Carlo Columba per questo suo primo confronto pubblico da fotografo. Una frase che mi fa scivolare dentro universi privati, rincorrendo interrogativi e rendendo la mia sicurezza analitica disponibile agli equivoci.
Il ciclo di foto è molto compatto: alberi e paesaggi privi di qualsiasi presenza o traccia umana.
Lavori intimi, resi ancora più intimi dall’impulso di carezzarne la superficie, non solo per il piacere tattile di scoprire la sensualità della loro pelle ma per una strana energia che ti prende mentre le osservi e che ti fa entrare in simbiosi immediata con la silenziosa tranquillità del paesaggio.
“L’albero è l’incarnazione perfetta dello stato meditativo: rivolto verso il cielo, sempre grato alla luce. Le sue energie scorrono in simbiosi col cosmo. L’albero per me è un Buddha vegetale” mi confida Carlo.
Medita sotto un albero il principe Siddharta, non ancora Buddha, quando raggiunge lo stato dell’Illuminazione. Difende la propria autonomia il Barone Rampante quando sceglie di vivere sugli alberi. Con incontrollato automatismo flash artistici attraversano la mia mente. Il sintetismo di Gauguin li solidifica blu. Van Gogh gli trasferisce bruciante passione. Mondrian ne ricava una struttura universale. Penone li scava. Beuys li pianta. Orozco ne fa diagrammi molecolari evolutivi… Alberi famosi, idolatrati, territori d’investigazioni e di scoperte, luoghi in cui l’esistenza incontra l’essenza.
“L’albero è qualcosa che somiglia all’essenza della storia” conferma Carlo “è muto testimone degli eventi che accadono intorno”. L’immagine dell’albero si fa fondamento di un contesto e della sua storia. Le foto partono dalla realtà, indagano l’essenza, mirano a rendere l’invisibile. Processo chiaro, esplicito. La relazione con la natura porta l’interesse verso la restituzione di un paesaggio antropogeografico, prolungando il reale al di là delle apparenze figurali. Alberi e paesaggi siciliani, immessi in una temporalità plurale, minano la verità dell’immagine spingendola verso un’idea mutante di struttura. La manipolazione digitale ne agevola il processo.
Adesso è la struttura luminescente ad apparire in tutta la sua forza architettonica, in un alternarsi di semplificazione e complessità, fluidità e solidità, trasparenza e sovrapposizione. Un progetto strutturale che dà autonomia alla costituzione della forma, consentendo l’affiorare e lo stratificarsi dei piani. Sono ombre, luci, pieni, vuoti, a creare l’aspetto strutturante delle immagini.
Il respiro temporale, e la restituzione sensoriale della vibrazione emotiva, a renderle vive.
Un cammino infinitamente ramificato disegna così la sua strategia della profondità.