Impressioni e parole su carta. Da Man Ray a Dorazio
Cartelle grafiche dalla Donazione Pieraccini
dal 04/08/2017 al 04/08/2019
Galleria d'arte Moderna e Contemporanea "Lorenzo Viani" Piazza Mazzini Viareggio (LU)
Impressioni e parole su carta. Da Man Ray a Dorazio propone un nuova lettura della collezione Pieraccini dedicata all’intreccio, allo scambio, all’influenza reciproca tra parola e immagine, tra letteratura e arti grafiche attraverso le cartelle dei più importanti autori italiani e internazionali del Novecento.
A partire dalla prestigiosa cartella realizzata nel 1960 su committenza di "un amateur" e ispirata al poeta francese Rimbaud, dove sono presenti i maggiori autori internazionali del Novecento come Picasso, Braque, Giacometti, Mirò, il percorso del nuovo allestimento prosegue con l’impegno politico e sociale di Emilio Vedova con la cartella Spagna Oggi del 1961, contenente dieci litografie e poesie di autori spagnoli. Il segno di Vedova, caratterizzato da immagini violente e spettacolari, propone una spaccatura istintiva dell’equilibrio formale mediante una correlazione cromatico-segnica di forte impatto come palese rivelazione di una metafora indicativa dell’impegno politico dell’artista; così Giulio Carlo Argan: “Il discorso di Vedova è esplicitamente politico, e politico è il contenuto della sua poetica, come quella di un Goya o di un Daumier”.
Il segno inconfondibile di Giuseppe Capogrossi, grande amico di Giovanni e Vera Pieraccini, è presente con l’Album Marlborough del 1969. Il suo grafema a tridente ripetuto è la ricerca di un ordine e di una metrica ritmica espressa attraverso moduli grafici; l’artista stesso afferma che in questa tecnica si riassume “la sua libertà, la felicità, la pienezza del proprio essere e l’espressione diretta del proprio esistere”.
“Tutto si crea interiormente, io costruisco attraverso il colore” scrive a proposito della sua attività artistica Sonia Delaunay, autrice di dieci acqueforti raccolte nella cartella Avec moi-même del 1970, ispirata a una citazione di Platone. Per l’artista ucraina il colore rappresenta l’elemento cardine della sua estetica, in grado di delineare le forme, configurare rapporti e raggiungere quell’obiettivo di simulthanéisme che Robert Delaunay, compagno d’arte e di vita, teorizzò per la prima volta nel 1912 nel saggio La lumière. Le grafiche in mostra hanno la freschezza e l’immediatezza dello schizzo, a cui si aggiunge la capacità espressiva dei colori.
Una contrapposta interpretazione informale del colore, tradotto come libera strutturazione dello spazio pittorico in ampie campiture cromatiche violentemente segnate, ci viene restituita da Antonio Scordia con le serigrafie realizzate nel 1975, ispirate alla lirica dei Canti Barocchi di Lucio Piccolo.
Le poliedriche e dissonanti Fantasie di Umberto Mastroianni del 1970, autore di un originale lessico in cui la forma viene restituita attraverso una simbologia di segni e gesti, si contrappongono alla grafia “severa” delle acqueforti di Hans Richter, tra i protagonisti della straordinaria stagione del Dadaismo zurighese e, negli anni immediatamente successivi, uno dei pionieri del cinema astratto.
Originale e antitetica è la produzione di Angelo Savelli - il “maestro del bianco” - nella cartella Dieci Poeti Americani del 1962, in cui realizza la propria rivoluzione trasformando il bianco in un’inesauribile fonte d’ispirazione, e dove il gesto grafico ritrova una “prassi di contemplazione” attraverso una rinnovata concezione dello spazio.
La ballade des dames hors du temps di André Breton ispira infine Man Ray, con una raffinatissima celebrazione del mondo femminile attraverso una serie di intime rappresentazioni di figure di donna; unica quanto straordinaria aggraziatissima voce fuori dal coro informale e astratto che caratterizza il nuovo allestimento.