MAURO MAGNI - "FINIS TERRAE"
dipinti e ceramiche
dal 08/11/2017 al 03/12/2017
Museo Civico - Palazzo Donadoni Vico Rispoli, 15 Melfi (PZ)
L’esposizione personale di Mauro Magni “FINIS TERRAE”, curata da Raffaele Nigro, presenta per la prima volta nell’antica città di Melfi, le intense opere pittoriche e ceramiche dell’artista romano. Il ricco percorso espositivo allestito nelle sale del seicentesco Palazzo Donadoni si snoda attraverso il racconto pittorico che parte dalla declinazione cromatica di Rocca Romana. Questa montagna vulcanica nelle vicinanze di Roma dominante il lago di Bracciano che Magni ha elevato a propria “Montagna Sacra”, diviene il pretesto simbolico per il racconto di una serie di autoritratti tesi alla ricerca del proprio sé. Da questo primo ciclo pittorico iniziato nel 2008 la ricerca si è poi evoluta fino ad oggi in direzione del tema babelico: la montagna si è allungata divenendo Torre, metafora dei nostri tempi precari e confusi e della condizione umana.
La poetica di Magni indaga da tempo il tema del conflitto umano e del rapporto tra Uomo e Natura. Nella terra di Melfi dominata dal monte-vulcano Vulture, i vulcani dipinti da Magni entrano in dialogo col territorio lucano raccontando attraverso cromie accese ma mai troppo squillanti un paesaggio che è soprattutto interiore. Montagne, Torri, Vulcani ed Incendi vogliono parlarci anche dell’incapacità dell’Uomo di rispettare la Natura e ci invitano a prendere coscienza di ciò prima che sia troppo tardi. Simbolo di questo conflitto e di quest’oltraggio perpetrato nei confronti dei nostri territori, sono le sculture ceramiche esposte: torri babeliche, marchiate dai “blister” fossilizzati delle medicine, simbolo dei mali della nostra società, torri incendiate che evidenziano la stupidità umana laddove nel conflitto Uomo-Natura, quest’ultima comunque sa riprendersi i suoi spazi rivendicando magari anche con violenza la sua supremazia. Ma è anche vero che l’oltraggio perpetrato a lungo dall’Uomo può provocare danni irreparabili simboleggiati da Magni nei suoi “Reliquiari” ceramici, ultimo luogo sacro di conservazione tardiva di ciò che c’era e che ormai non c’è più: Sacra Acqua, Sacra Aria, Sacra Terra, Sacro Fuoco. Elementi sacri simbolicamente conservati ma in realtà ormai irrimediabilmente profanati.
Forte è il legame di queste ultime opere scultoree con la nostra cultura religiosa, emblema delle nostre tradizioni e di un’appartenenza che va oltre ogni credo soggettivo. Da duemila anni, volenti o nolenti, siamo intrisi comunque di cristianità e Magni prende questi simboli per raccontare una società che ha sostituito il proprio “Pane quotidiano” rappresentato dall’ostia consacrata, con i farmaci o addirittura con droghe, una società che ha abiurato la propria parte spirituale in favore di quella materiale. Pittura ‘civile’ quella di Magni, attenta ai segnali dei nostri tempi, che senza dimenticare la cura dell’aspetto estetico e formale, non esita a lanciare un grido d’allarme verso i mali dei nostri babelici tempi.
Ma non tutto è apocalisse. Oltre il “FINIS TERRAE” la speranza di salvezza può arrivare comunque, basta volerla, e può offrirci la possibilità di “resettarci” in direzione di un reale cambiamento, di una presa di coscienza, che nelle opere esposte è suggerita dai mantra che compaiono scritti sui fondi astratti di alcune opere e dai fiori di loto posti in cima alle Torri di Babele. Ancora una volta sta all’Uomo ed al suo libero arbitrio la scelta, raffigurata dai fondi neri lavagna trattata a gessetto di alcune opere esposte. Sta all’Uomo il tentativo di provare a scalare la propria “montagna spirituale” per giungere in cima, oppure no. O addirittura “fare un salto mortale” nel cerchio di fuoco (installazione: “La nascita della materia”) confrontandosi con quel conflitto perenne tra Bene e Male e scegliere se stare dalla parte di un Fuoco Rosso rinnovatore o da quella di un Fuoco Nero distruttore.
“FINIS TERRAE”, confine della terra, è quel luogo spagnolo, meta spirituale dove a conclusione ed oltre di un lungo pellegrinaggio alla volta di Santiago di Compostela, tra i vari riti simbolici ci si immerge nell’oceano e si brucia un vestito usato nel viaggio. Come lì, anche a Melfi, il fuoco purificatore accompagnerà i visitatori di questa mostra che, in fondo, nel suo cammino, nel suo percorso pittorico e ceramico vuole offrire oltre all’estetica qualche spunto di riflessione ed invitare il pubblico a ricercare come un pellegrino la propria meta più preziosa.