Giuseppe Stampone. Precipitato formale
Giuseppe Stampone. Precipitato formale
dal 20/10/2018 al 21/12/2018
Galleria Eduardo Secci Contemporary Piazza Carlo Goldoni,2 Firenze (FI)
Precipitato formale, la prima mostra fiorentina interamente dedicata alla ricerca di Giuseppe Stampone (1974), presenta tre grandi aree che attraverso nuove opere e progetti creati in collaborazione con altri artisti approfondiscono i principali temi di ricerca dell’autore: l’attività pedagogica come metodo di lavoro per formalizzare le opere, il rapporto con la storia dell’arte, la relazione con altri artisti.
Attraverso una pratica che prevede un continuo passaggio di informazioni, la rivisitazione dei linguaggi visivi e verbali della storia, coniugazioni pedagogiche e collaborative, Stampone sintetizza le visioni e i processi nell’opera, che è la sintesi visibile, il precipitato formale in cui si trovano il tempo, lo spazio e le relazioni. La mostra fiorentina segna un simbolico punto di osservazione nel quale convergono due decenni di ricerca sul medium, dal disegno alle pratiche relazionali, e sulla dimensione politica dell’arte.
Tre tavole realizzate a inchiostro costituiscono il centro ideale della mostra; come pale d’altare, in un universo laico e dolorosamente, ma lucidamente, sensibile alle emergenze umanitarie del tempo presente, le opere reinterpretano tre capolavori della storia dell’arte europea il “Cristo deriso” di Beato Angelico, “Il ratto di Europa” di Rembrandt e “L’atelier del pittore” di Gustave Courbet. In questo sommo agone Stampone si misura con la necessità di riconnettere la cosiddetta civiltà occidentale alle proprie responsabilità, e apre una riflessione critica sulla posizione dell’arte rispetto alle sfere del potere, oggi come nel passato.
Un esercizio di connessione, una vocazione al dialogo e alla pluralità caratterizza anche gli altri due progetti, composti espressamente per questa occasione, che implicano il coinvolgimento di altri autori.
Una nuova opera del ciclo “Architecture of Intelligence” sarà realizzata con l’artista Jota Castro (1965) ed è incentrata sulla capacità pedagogica dell’arte. L’opera si sviluppa a partire dal continuo indagare lo spazio della percezione visiva, introducendo i temi della comunicazione come strumento egemonico, la retorica del potere, la capacità destabilizzante della frammentazione del linguaggio.
Nello spazio principale della galleria una grande mappa concettuale verrà creata con i contributi e la collaborazione di altri autori invitati da Stampone ad apporre un segno, un elemento trattato con la propria poetica e la propria sensibilità, nella cartografia che descrive i rapporti relazionali, il valore politico dell’arte, l’emergenza della condizione globale. Gli autori coinvolti sono: Bianco-Valente, Tomaso Binga, Stefano Boccalini, Ugo La Pietra, Loredana Longo, Claudia Losi, Ryts Monet, Alfredo Pirri, Eugenio Tibaldi.
Al termine della mostra verrà presentato il catalogo con la documentazione delle opere e testi del curatore e altri studiosi.
Giuseppe Stampone è nato a Cluses, in Francia nel 1974. È un artista italiano che vive e lavora tra Roma e Bruxelles.
Dal 1997 al 2001 ha conseguito un Master in Tecniche Artistiche Contemporanee presso l’Accademia di Belle Arti di L’Aquila, Italia.
Attualmente è lecturer presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino (PU).
Ha tenuto numerose mostre personali tra cui: Saldi d’Artista, La cooperazione attraverso l’arte, Centro Italiano di Documentazione sulla Cooperazione e l'Economia Sociale, Arte Fiera event, Bologna, Italia (2017), Europe vs Europe, Marie-Laure Fleisch, Bruxelles, Belgio (2016); Stampone - Banerjee and the third meaning, Istituto Italiano di Cultura, Nuova Delhi, India (2016); L’ABC dell’Arte nei confine sociali del gioco, Palazzo Reale, Milano, Italia (2014); Odio gli indifferenti, Istituto Nazionale per la Grafica – Palazzo Poli, Roma, Italia (2014); Ritratti – Bic Data Blue, GAMeC - Galleria d'Arte Moderna Contemporanea di Bergamo, Italia (2014); Saluti da L’Aquila da Giuseppe Stampone - Special Project, MACRO - Museo d'Arte Contemporanea di Roma, Roma, Italia (2011). Tra le mostre collettive: Traces Ecrites, Bruxelles (2018); La collection BIC, Centquatre, Parigi, Francia (2018); Perché il cielo è di tutti e la terra no?, CIAC- Centro Italiano Arte Contemporanea, Foligno, Italia (2018); NOW HERE IS NOWHERE, Istituto Italiano di Cultura, New York, USA (2017); Seoul Biennale of Architecture and Urbanism, South Korea (2017); Oostende Triennial, Belgium (2017); La camera chiara, MU.SP.A.C.- Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea, L’Aquila, Italia (2016); Fondazione Malvina Menegaz. La Collezione, Fondazione Malvina Menegaz, Castelbasso (TE), Italia (2016); Au rendez-vous des amis, promossa da Fondazione Burri, Palazzo Vitelli a Sant'Egidio, Città di Castello (PG), Italy (2015); Black on White, American Academy in Rome, Roma (2015); Nature, Limit or Liberty?, MAXXI - Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, Roma, Italia (2014); Il bel paese, GAMeC, Bergamo, Italia (2011); Private Museum, GAMeC, Bergamo, Italia (2010); Index Urbis, MACRO Testaccio, Roma, Italia (2010). I suoi lavori sono presenti in prestigiose collezioni pubbliche, tra cui: Kochi Biennale Foundation; Fondazione La Quadriennale di Roma, Roma, Italia; Biennial Foundation, Sydney, Australia; Centro de Arte Contemporáneo Wifredo Lam, Havana, Cuba; Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, Italia; GAMeC, Bergamo, Italia; MUSPAC, L’Aquila, Italia. Ha vinto il 3 Premio Maretti del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, Italia (2010), la residenza presso la American Academy, Roma, Italia (2013) e la residenza YMCA a Gwangju, Corea del Sud (2010).
Jota Castro è nato a Lima, in Perù, nel 1965, vive e lavora a Bruxelles (Belgio).
Laureato in scienze politiche, ex studente del Collegio europeo di Bruges, Jota Castro ha lavorato per le Nazioni Unite e per l’Unione Europea. Dal 1998 si dedica all’arte contemporanea. Il suo lavoro esplora più specificamente il tema dell’informazione e il potere che conferisce a chi lo detiene e manipola. Usa la fotografia, la scultura, i video e le installazioni per realizzare opere di esplicito impatto civile, imperniate su grandi tematiche sociali e politiche. Castro insegna alla European University di Madrid, è membro fondatore della rivista Nolens Volens in Spagna e del comitato di redazione della rivista Janus in Belgio.
Jota Castro ha mostrato il suo lavoro in molte istituzioni internazionali; Idiosyncracy: Anchovies Dream of an Olive Mausoleum,Visual Art Center, Centro Helga de Alvear Foundation, Caceres, Spain (2017); The soul of money, DOX, Prague, Czech Republic (2016); Total Chaos, Rennie Collection, Vancouver, Canada (2016); Fire and Forget. On Violence, KW Institute for Contemporary Art, Berlin, Germany (2015); Sleepless – The bed in history and contemporary art, 21er Haus Museum Belvedere, Wien, Austria (2015); Emergency Pavillion: Rebuilding Utopia, 55th international art exhibition La Biennale di Venezia, Teatro Fondamenta Nuove, Venice, Italy (2013). Tra le mostre personali: Sacrosanctum, Oratorio di San Mercurio, Palermo, Italy (2015); De vida no se puede vivir, MAC, Santiago de Chile (2014); Jota Castro, Museum Het Domein, Sittard, Netherlands (2012); Rear Window, Kiasma Museum, Helsinki, Finland (2006); Exposition Universelle 2, B.P.S 22, Charleroi, Belgium (2005); Exposition universelle 1, Palais de Tokyo, Paris, France (2005); Taking part, Sterdelijk Museum’s Hertegenosch, Netherlands (2005).
Nel 2014 ha curato la mostra collettiva Slow Future al Castello Ujazdowski di Varsavia; nel 2009 è Curatore del Padiglione di emergenza alla Biennale di Venezia (Collateral Events) con una mostra dal titolo The Fear Society; nel 2004 vince la Biennale di Gwandju, in Corea.