Fiori di croco
Arcangelo
dal 24/08/2019 al 15/09/2019
Galleria marcorossi artecontemporanea Pietrasanta piazza giordano bruno 3, via garibaldi 16 Pietrasanta (LU)
Arcangelo Esposito nasce ad Avellino nel 1956. Vive e lavora tra Milano e San Nazzaro, in provincia di Benevento.
Nel 1976 si iscrive all'accademia di Belle Arti di Roma, dove si diploma nel 1980.
Tutta la ricerca di Arcangelo, "è fondata sul radicamento e sul senso di appartenenza, e sulla condivisione di una eredità culturale, quella sannita, che egli ha saputo estendere e trasformare, fino a comprendere i retaggi di altri luoghi e altri popoli." Un'affezione al luogo d’origine che "ha saputo evolversi e trasformarsi in qualcosa di più potente e universale, generando una pittura a vocazione “globale”, popolata di suggestioni provenienti dall’Africa e dal Vicino Oriente, dal Mediterraneo, dalla lontana Cina e da molto altro ancora." (Ivan Quaroni)
Artista storicizzato, presente in molti musei in Italia e all’estero, Arcangelo è un pittore e scultore che dagli anni Ottanta porta avanti un’instancabile ricerca, personale e singolare, nel panorama artistico italiano. Lavora per cicli che proseguono parallelamente da anni e che non sembrano mai esaurirsi, ed è la terra del Sud, la sua terra, assieme ai suoi viaggi, realizzati o immaginati, la protagonista indiscussa delle opere che realizza con una grande libertà di movimento.
Fiori di croco è il titolo del suo ultimo ciclo di lavori, ispirato ad un antico fiore romano, il croco appunto, che nasceva e moriva sulla via Appia, la strada che collega tra le altre la città di Maleventum (poi diventata Benevento) e Avellino, dove Arcangelo è nato e vissuto, una strada che il poeta Stazio, nel primo secolo dopo Cristo, elevò a Regina delle strade. I fiori di croco incarnano per Arcangelo i Curatores che erano una sorta di custodi della strada, la sua via Appia, preposti a garantire la continuità dei collegamenti tra Roma e le provincie del Sud Italia.
Arcangelo è restio a etichette e definizioni, non ha partecipato a manifesti e si è tenuto a debita distanza dal movimento della Transavanguardia. Portatore di un nuovo alfabeto individuale fatto di segni e scrittura personale, in cui il segno però non ha mai inteso significare un concetto ma solo significare sé stesso.