Give peace a chance
11 artisti contemporanei
dal 18/06/2023 al 24/09/2023
Museo Nazionale di Archeologia del Mare Str. Nuova, 80 Caorle (VE)
Aprirà al pubblico domenica 18 giugno 2023 presso il Museo Nazionale di Archeologia del Mare di Caorle (Ve) la mostra “Give peace a chance”, esposizione di 11 artisti nazionali contemporanei in un excursus di pittura, scultura, fotografia ed installazione.
Pensata come esposizione parallela ad “Andy Warhol: the age of freedom” ospitata al Centro Culturale Bafile nello stesso periodo, la mostra vuole essere una riflessione contemporanea sulle contestazioni sociali degli anni Sessanta non solo rivolte alla Guerra del Vietnam, ma a tutte le guerre attraverso la poesia delle arti visive.
Partendo dalla celebre canzone di John Lennon, che dà il titolo alla mostra, gli artisti selezionati dal curatore sono stati invitati a riflettere sulla condizione di un'arte contemporanea sempre più rivolta alle dinamiche sociali ed antropologiche di un'umanità in perenne conflitto con se stessa.
“Give peace a chance” afferma il curatore Matteo Vanzan “non vuole essere una mostra sulla guerra, ma su ciò che la guerra rischia di farci perdere. I nostri affetti, l'innocenza delle giovani generazioni, le nostre case sono minacciate da coloro che calpestano dignità, speranza e pace. Questa esposizione vuole utilizzare l'arte visiva, come già fatto da Pablo Picasso in Guernica e da molti altri artisti, per svolgere una riflessione sulla forza di una ricerca artistica in grado di tramutare messaggi stesi sulla superficie della tela in moniti rivolti a tutti noi”.
“Questa mostra” – aggiunge il direttore del Museo nazionale di Archeologia del Mare Federico Bonfanti – “consente di mettere in dialogo molti dei materiali archeologici esposti nell’allestimento permanente del museo con le opere contemporanee selezionate, in quanto ci portano attraverso strade e prospettive diverse a riflettere sullo stesso tema, ovvero il carissimo prezzo che una guerra impone, da sempre, ai contendenti in contrapposizione tra loro, in termini di perdita dei rapporti sociali, dei legami, dei propri beni e, da ultimo, della stessa esistenza. Cito solo a titolo di esempio l’equipaggio del brigantino Mercurio coinvolto durante la battaglia di Grado del 1812, tra i cui membri vi erano anche ragazzi di 12-13 anni imbarcati come mozzi che perirono tragicamente a causa dell’affondamento del veliero”.
Attraverso una sintesi delle loro ricerche espressive, la mostra si inoltrerà nella trasformazione alchemica di ciò che è ormai perduto ma che viene ripetutamente recuperato nei lavori di Guido Airoldi dove il “mondo degli inutilizzati, proprio grazie alla riappropriazione del tessuto urbano, trova una nuova dimensione d’essere” trasformando l’opera in una terra di nessuno pronta ad ospitare il mondo grazie ad una lavorazione chirurgica del supporto mediante taglierini, squadre, pinzette, colle e solventi. Angelo Alessandrini è invece protagonista di un’indagine quasi antropologica che “trasla verso un realismo sociale di chiave poetico-esistenzialista; come uno specchio rivolto verso di noi le sue opere, siano esse pittura o scultura, ci portano a riflettere sullo stato delle cose mediante le raffinate evoluzioni di una pittura di tocco leggera e sognante”. Manuela Bedeschi utilizza invece il neon, medium che permette alla luce di farsi veicolo concreto della trasmissione del linguaggio visivo, capace di trasportarci in ambientazioni di energia smaterializzata che riflettono su colore, luminosità, segno, forma e significato in una comunicazione fenomenologica poliedrica che conduce l’artista verso un’introspezione che ora investe lo spazio circostante. Beppe Borella migra la propria contemporaneità nella materia fondamentale su cui si è sempre fondata la scultura: il marmo. Come nell’antichità, l’artista bergamasco riesce a far affiorare la forma dall’inesistenza espressiva di un blocco silenzioso ed immobile. Il movimento e l’estetica dello scultore giungono a noi attraverso una materia policroma che racconta i miti del nostro contemporaneo riflettendo su una società ricca di contraddizioni. La fotografia di Manuel Bravi ci conduce mano nella mano all'interno della commistione tra arte visiva e danza: corpi in continuo movimento che svelano un'intimità che vuole entrare in stretta connessione con il visitatore. Le pose sono contorte e plasmate in oscillazioni le cui sinergie fanno vibrare l'atmosfera al fine di eliminare qualsivoglia blocco fisico ed emotivo verso un flusso empatico che ci rivela la fragilità dell'animo umano. Considerato uno dei più interessanti acquerellisti delle ultime generazioni, Gabriele Brucceri propone una dimensione onirica, sogni ed emozioni irrazionali che prendono forma attraverso la frammentazione del tempo e le scomposizioni organiche dei diversi elementi per effetto del colore, della materia e della luce. Realismo concreto e pennellate robuste denotano lo stile di Gabriele Magalini nella cui opera, scelta come locandina della mostra, troviamo scandite le note di una stagione umana che si muove tra sofferenza e serenità, lotta e speranza verso un linguaggio realista in grado di aprire le nostre menti al cospetto dell'intima natura della pace. Andrea Meneghetti taglia e seziona opere in perenne trasparenza con la realtà. Non possiamo coglierne il significato senza prendere in considerazione un ambiente spaziale in continuo dialogo con l’opera. Se la mitologia narrata dalle sue Afroditi entra nel nostro contemporaneo lanciando significati e riflessioni decantate con il taglio al laser di lamine di acciaio inossidabile, il peso di irrealtà legato a queste opere si fa portavoce di innumerevoli racconti ricamati attorno ai suoi mille profili. Ironia e polemica sociale sono i capisaldi della ricerca pittorica di Daniele Nalin, capace di catapultarci in “un mondo fantastico, ma traumaticamente presente, ricco di allegorie e di riferimenti al mondo della fiaba che, di rimando, si trasformano in linguaggio etico di profonda istanza realista e sociale”. Il percorso espositivo prosegue con il naturalismo astratto protagonista nelle tele di Donatella Pasin, la cui tavolozza è ricca di pigmenti che “si prefiggono l’obiettivo di trasportarci nell’estasi della vita veicolando le nostre emozioni in un continuo viaggio nell’inconscio”. Reale e onirico, storia e mitologia sono infine spunto di riflessione per Maurizio Taioli, il cui “atteggiamento nei confronti dell’opera viene plasmato oltrepassando il limite del quotidiano per ridefinire i linguaggi che fondano diverse esperienze artistiche senza mai banalizzarle in una pura riappropriazione di linguaggi precedenti”.
Le opere di questi artisti sbarcano a Caorle (Ve) dopo essere state esposte nei più importanti luoghi della cultura nazionali ed internazionali, come Palazzo dei Diamanti di Ferrara, Palazzo delle Esposizioni di Roma, la Galleria d’arte moderna di Torino, il Parlamento europeo, il Castello di Rivara con presenze in Germania, Inghilterra, Cina e Stati Uniti.
La mostra, che terminerà domenica 24 settembre 2023 sarà aperta al pubblico dal venerdì alla domenica dalle 10:00 alle 18:00.