MAURO EL PINTOR - LA DONNA, LA FORZA E L'UNIVERSO
Mauro DI GIROLAMO EL PINTOR
dal 11/04/2010 al 16/04/2010
SALEMI (TP)
VISITANO LA MOSTRA VITTORIO SGARBI e OLIVIERO TOSCANI .
L'11 maggio 2010 in concomitanza del 150° anniversario dell'Unità d'Italia paralellamente a importanti eventi artistici e culturali, s'inaugura a Salemi
presso la Chiesa di San Giuseppe, la Mostra Personale del giovane pittore Mauro Di Girolamo, fondatore del Neo Espressionismo Esistenziale.
" LA DONNA, LA FORZA E L'UNIVERSO"
Critica di GREGORIO NAPOLI ' del dicembre 2009, durante la mostra precedente " I was born in Palermo".
" Quel visitatore, in ogni caso, ha potuto tracciare un regesto fin qui esauriente del forte timbro che il Di Girolamo impone alle sue tele, spazianti nel formato, gigantesche le une, ridotte le altre, pregnanti sia le prime che le seconde, e tutte coinvolte nel tema del “far pittura” contro ogni guerra, usando - svela l’Artista - tecnica ad olio con codici visivi cromatici, nella commistione fra passato e presente."
DIARIO DI UN’ ARTISTA
Esistono nell’arco della vita incontri fortunati che ti possono dare una spinta nella strada prefissata: basta non arrendersi e credere in se stessi, accettare le critiche e il tempo che si arresta, ma sempre consapevoli delle offerte generose di persone altamente professionali e di grande umanità come il compianto critico palermitano Gregorio Napoli, incontrato a Salemi nell’estate del 2009.
Egli partecipa con la sua presenza alla mia seconda mostra personale (la prima a Valencia nel 2008) “I was born in Palermo” presso l’ex chiesa dei Crociferi alla Kalsa, organizzata dal Comune di Palermo. Il critico parla di una “Vigilia dell’Artista” augurandomi un avvenire sull’orizzonte tempestoso della cultura italiana e contemporanea, sperando che ciò si possa realizzare. Egli mette in evidenza l’allestimento delle opere esposte in dialogo tra loro, che in quello spazio circolare mostrano una particolare sobrietà nel tratto. Così afferma: “… Nel barocco di cui s’avverte il sinuoso arpeggio, in quel luogo non più dedicato al culto eppur sempre generoso di cultura, il visitatore ha potuto formulare non un bilancio, poiché la cennata aurorale anagrafe esclude un siffatto lemma assertivo, dovendosi piuttosto enunciare un primo rigo, o protocollo in senso letterale, sul libro mastro tutto da scrivere. Quel visitatore, in ogni caso, ha potuto tracciare un regesto fin qui esauriente del forte timbro che il Di Girolamo impone alle sue tele, spazianti nel formato, gigantesche le une, ridotte le altre, pregnanti sia le prime che le seconde, e tutte coinvolte nel tema del “far pittura”...”.
Alla tenera e non sempre invidiabile età di venticinque anni, Mauro Di Girolamo il suo manifesto estetico del “Neo espressionismo Esistenziale”, anche se come scrive Paolo Crepet: “La riga la si tira alla fine, non certo a vent'anni, e, quando ti verrà di guardare alla vita come ad una straordinaria vallata percorsa, avrai finalmente capito che la sera cui sei giunto conosce segreti che il lontano mattino nemmeno poteva immaginare; ma dovrai anche sapere che ciò che di buono è stato l'ha costruito la tua anima, così come anche ciò che le tue forze non sono state capaci di compiere….Non farti atterrire dall'urto delle tue emozioni, contamina con l'eco di quel rombo magnifico chi, accanto a te, ha abbassato lo sguardo. Impara che hai diritto a pensare che nella vita si possa e si debba tentare e sbagliare, e che nessuno ti deve poter giudicare per gli errori che commetterai, ma semmai per le omissioni che ammetterai a te stesso”.
Qui a Salemi nell’ex chiesa di San Giuseppe, per gentile concessione dell’arciprete Mons. Salvatore Ciprì, la pianta centrica dà a questa esposizione un valore dialogante e interattivo tra le tele, che riproducono in modo quasi ossessivo “Volti” di donne e attraverso gli occhi il loro mondo.
Così si esprime Matisse nella sua prefazione a “Portraits”:
“Il viso umano mi ha sempre interessato molto. Ho sempre una notevole memoria per i visi, anche quelli visti una sola volta. Guardandoli, non faccio della psicologia, ma vengo colpito dalla loro espressione spesso particolare e profonda. Non ho bisogno di formulare a parole l’interesse che suscitano in me; mi colpiscono probabilmente con la loro caratteristica espressiva e con un interesse elusivamente plastico. E’ dall’urto percettivo con un volto che nasce la sensazione principale che mi sostiene costantemente durante l’esecuzione del ritratto”.
L’esercizio continuo del “ritratto” risulta difficile e laborioso, perché l’obiettivo rappresentativo scorre tra la pelle e l’anima. E’ un “aprire i cassetti dell’anima propria ed altrui” , per emozionarsi alla bellezza della vita.
Tutti i volti hanno storie, alcuni sono interessanti, anche se non famosi. Dietro questi volti ci sono storie di vita vissuta. Ritrarre l’immagine coincide ad una finestra sull’anima da spalancare. Non è solo un esercizio pittorico con particolari più o meno ravvicinati.
Quando il volto tende a caricarsi di un eccesso di espressività diventa una maschera che nasconde la verità, fino a creare particolari inquietanti, rivelati dallo sguardo.
Nel comune senso della vita, la fisionomia del volto cerca di sondare qualità psichiche e morali al di là di psicologia immediata, che presenta valori interpretativi popolari.
Qui tante immagini di volti di donna insistono come nella nostra mente quando sogniamo, perché persistono nella nostra memoria visiva di uomini. C’è una certa “Insistenza e vaghezza insieme”; ognuna di questi volti è frutto di decine di altri, come scatti fotografici o fermo immagini.
Sono ritratti di donne “unicità nella molteplicità”tante, diverse e sempre uguali; tante donne “vessillo di tele” permanenti e reali, non sfuggevoli e virtuali come appaiono in video.
Questa visività ansiogena, martellata da una sovrabbondanza di volti è dettata dall’input dell’apparire una e tante volte sempre diverse e sempre uguali, non più come spettatrici ma partecipi di una realtà mediatica. Quasi a voler dire “Mi vedi”, quindi esisto ma sono inarrivabile; quasi ad evocare un messaggio tra bellezza ed artificialità, elevazione spirituale e materialità.
La rappresentazione pittorica del volto di una donna, come elemento fondamentale dell’ universo, custodisce in sè la vita e con la maternità a cui la donna è destinata il perpetuarsi della vita con la nascita di un nuovo uomo.
Ma la libertà di “vivere bene” coincide con l’esser bella e fino a che punto?
Non certo per credere in se stessa la donna deve in modo ossessivo”rifare”il suo viso in modo abnorme fino ad alterare irrimediabilmente i suoi lineamenti, cadendo nella trappola di un estetismo esasperato innaturale.
L’artista allora usa il linguaggio degli occhi e del volto femminile, affinchè non sia disgiunto dalla ragionevolezza, basandosi sul neo espressionismo esistenziale .
Gli sguardi, le emozioni dei numerosi volti dipinti generano immagini della coscienza e i suoi convincimenti. I tocchi di pennello o di spatola, sicuri ed efficaci, l’uso del colore forte e penetrante, l’uso di un linguaggio classico o di ricerca materia, contribuiscono in modo non casuale, ma determinatamente voluto con sicurezza, alle realizzazioni di una forma configurata e suggestiva. Il mezzo pittorico trasforma le semplici immagini in forme vive, con una espressione cromatica armonica. Lo stile pittorico è caratterizzato un’esplosione grumosa densa di colore, con un accenno vivido di materia costituita prevalentemente da un impasto tra sabbia, resine, pittura ad olio e colle viniliche.
Guardarsi allo specchio attraverso gli altri, raggiungere l’estrema sintesi tra micro e macro, tra umanità e singola persona, tra universo e terra, tra corpo e spirito è il senso finale dell’espressione artistica di questa mostra. E’ una continua ricerca del sé dell’artista, verso il globale e l’universale.
Cogliere e denunciare le fragilità dell’uomo, i suoi conflitti interiori e quelli esterni, le sue esigenze di sussistenza, le cadute delle sue azioni, l’abitudine alla sopraffazione, serve a smascherare l’animo e a sviluppare il senso critico.
Dice M. Proust:” Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere occhi nuovi”.
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