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Giuliano FRANCO
“in vitro”


Cogliamo questo artista-pittore in un suo momento di transizione, quindi di massimo interesse nello studio di un percorso personale, ricerca che ogni vero artista porta sino alla fine dei suoi giorni.
Come tutti gli artisti contemporanei ha sulle spalle un carico, sicuramente prezioso, comunque pesante di tutto ciò che artisticamente lo ha preceduto.

Giuliano Franco rappresenta immagini della quotidianità e del proprio territorio, semplici oggetti o paesaggi naturali e urbani in visioni sempre più destrutturate, ma più aderenti ai suoi stati d’animo.
In tutto ciò aleggia uno spirito mistico che rammenta l’esperienza bretone dell’ Ecole de Pont-Aven dove brillava la luce di Gauguin. Ma la scelta o istinto di Franco a non usare figure umane nei paesaggi, per non esasperarne il sentimento, rende le sue opere più metafisiche, in un’atmosfera quasi post-umana.
Entriamo così in un linguaggio visivo estremo, verso l’informale, ma che ha radici profonde, da quando lo sguardo si è fatto nuovo. L’uso del colore e della materie che gli è proprio rende le sue opere comunque attuali, contemporanee.
Semplificazione delle linee, dei piani cromatici e ritmo nelle forme, come nuvole, alberi che si muovono per diventare Altro.
Le sue tele sono frammenti di visioni nel viaggio della Vita, infatti egli è un viaggiatore, osserva il mondo e poi mette le proprie percezioni “in vitro”.
Tutto si fa solido, anche la luce che diviene memoria.
C’è molto silenzio e concentrazione nei suoi paesaggi e il movimento del colore sembra non avere traccia di pensieri inopportuni. Si è lontani dal rumore modernista, mentre si avverte il suo bisogno di riappropriarsi del tempo.
Entrare nei suoi paesaggi, dove il tempo si è fermato, diventa un’esperienza quasi fisica, un immersione che ci porta a vedere il mondo con il suo sguardo, illuminati da una luce aurorale. Ciò che ritrae è quello che ha colpito il suo spirito e lo muove verso l’esterno, colorandolo.


Ornella GARBIN

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