“Orfeo ed Euridice”

Souvenir dagli Inferi  dal 24/02/2011 al 06/03/2011

  Milano (MI)


&Orfeo ed Euridice& “Orfeo ed Euridice - Souvenir dagli Inferi” è un evento che propone artisti di differenti coordinate estetiche e concettuali, aperta a diverse tipologie di arte e di pubblico.
Ad oggi i frequentatori delle manifestazioni artistiche appartengono a nuove comunità, non più limitate alle tradizionali categorie. Per raggiungere quindi i diversi destinatari incuriositi dal dialogo tra classico e contemporaneo è stata messa a punto una formula espositiva in cui l’allestimento integra mostra ed installazioni, accorciando contestualmente le distanze tra addetti ai lavori, appassionati e giovani.

“Giunto nell’Ade la sua musica non soltanto incantò Caronte, il traghettatore e placò i latrati del cane Cerbero, ma fece cessare temporaneamente le torture dei dannati. Il suo canto arrivò fino al cuore dei sovrani degli Inferi, Ade e Persefone che, mossi a compassione, acconsentirono a restituire Euridice al suo sposo. Orfeo dunque aveva ottenuto l’impossibile: Euridice poteva finalmente seguirlo e far ritorno con lui nella terra dei vivi, ma ad una condizione: ch’egli non si voltasse a guardarla finché non fossero giunti alla piena luce del giorno.
Tale era la legge degli abitanti degli Inferi : nessun vivo poteva guardarli, nessuno sguardo era concesso, soltanto la voce. Euridice seguì Orfeo su per l’oscura voragine, guidata dal suono della lira, ma appena spuntò un primo raggio di luce Orfeo si volse a guardarla e così la perdette per sempre. Perché Orfeo si volse? Come vede Euridice il suo amato?
Interessante è la visione “datergo di Orfeo” vista da Euridice, L’Ade e Persefone. La postura “datergo” è fatta di sagome e ombre di Orfeo, si ammira un corpo plastico propenso verso Euridice, sensualità inconsapevole fatta di stati mentali insidiosi e attraenti.
L’immagine di Orfeo articola passato e futuro, unione tra carne e vista, terreno e decadenza, vulnerabilità e forza. La dimensione datergo permette grande spazio all’immaginazione di sguardi, di contatti fugaci, di intimità voluta e altrettanto volutamente negati. Può l'amore essere così puntuale, così delimitato a pochi attimi eppure così intenso da lasciare il ricordo di quelle vertigini per sempre, prezioso perché effimero, fugace ed etereo? Un’esperienza silenziosa e totalizzante. Una mera “contemplazione”.

Il racconto inizia dal momento in cui Orfeo viene a sapere della morte di Euridice, il suo dolore e la sua anima ferita, lo sospingono verso un viaggio nell’oltretomba.
Sara Meliti, Vaska Blizt e Niccolò Rossi e Fred Van Alpen in costante fermento creativo, indagano le molteplici potenzialità del mezzo fotografico e della performance, le loro opere sono un viaggio onirico in uno spazio temporale visionario e suggestivo, tra messe in scena eccentriche e una cura dei dettagli minuziosa e fortemente simbolica.
Falleti, Sarthori e Anne Delaby concepiscono l’aldilà come loro atto creativo nel quale Orfeo cammina, guarda avanti, non rifugge l’hic e il nunc, percepisce l’istantaneità fino alla vista della sua Euridice; malinconia del momento, volontà di regressione e incisione epidermica del dolore, segnano il destino del cantore.





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