Collettiva - La forma e oltre

alla Galleria d'arte Studio C di Piacenza  dal 03/10/2020 al 15/10/2020

Galleria d'arte contemporanea Studio C via G.Campesio, 39 Piacenza (PC)


Collettiva - La forma e oltre Galleria d’Arte Contemporanea
“STUDIO C”
via Giovanni Campesio, 39
29121 Piacenza
cell: 348-8703060
e mail: studio.c.immagine@gmail.com

RASSEGNA NAZIONALE D’ARTE
LA FORMA E OLTRE, VIAGGIO NELL’ESPRESSIONE CONTEMPORANEA (4° EDIZIONE)
3 – 15 OTTOBRE 2020

Alla galleria d’Arte Contemporanea STUDIO C di via Giovanni Campesio 39 si inaugura sabato 3 ottobre, alle ore 18, la quarta edizione della Rassegna nazionale “ La Forma e Oltre, viaggio nell'espressione contemporanea - artisti di rilievo nazionale in mostra”.
Un titolo ampio, che ci consente di spaziare all'interno di varie espressioni e di vari momenti creativi. Tutta la Storia dell'Arte, infatti, non è altro che un viaggio straordinario e avvincente dentro i due elementi fondamentali che, da sempre, stanno alla base della pittura: la forma e il colore.
Si tratta pertanto di una rassegna che spazia dal “Figurativo interpretato” all’espressione Informale mettendo però in evidenza, di ogni artista, i percorsi, le ricerche, le evoluzioni e i risultati conseguiti nel corso degli anni.
Una mostra, dunque, che si preannuncia particolarmente variegata e interessante perché propone ai visitatori, come ormai è tradizione della galleria, un itinerario storico-cronologico all’interno della Storia, dagli anni cinquanta fino ai nostri giorni, ricorrendo a nomi già noti e apprezzati dal pubblico piacentino per le loro precedenti apparizioni in svariate manifestazioni d’arte e ad alcune new entry di particolare interesse.
Questi i nomi degli artisti invitati e le città di provenienza: Gianfranco De Palos (Milano), Isabella D'Ortona (Piacenza), Giancarlo Flati (L’Aquila), Vittoria Marziari (Siena), Leo Panta (Roma), Isabella Seralio (Fermo), Fedora Spinelli (Foggia), Nadia Tognazzo (Milano).
Gianfranco De Palos: Nato a Roma, ma residente a Sesto San Giovanni, Gianfranco De Palos è ormai un artista affermato che, nel corso degli anni, ha saputo crearsi un proprio mondo ed una propria espressione, ritagliandosi uno spazio importante nel complesso panorama artistico contemporaneo. Articolato e complesso, dunque, anche il suo curriculum critico-espositivo che vanta mostre importanti tenute in spazi pubblici e privati di tutta Italia e di molte capitali europee. Pittore e scultore, affascinato da sempre dalla ricerca e dalla sperimentazione, è approdato in breve tempo alla realizzazione delle sue famose pittosculture o scuItopitture ( i due termini si equivalgono) che sono oggi diventate patrimonio comune di tutti coloro che sentono e vivono l'arte contemporanea. C'è insomma, in questo nostro artista, un bisogno naturale e istintivo di superare gli ormai tradizionali canoni estetici e di ricercare, anche in pittura, la terza dimensione ricorrendo anche all'uso di svariati e diversificati materiali. Per questa rassegna piacentina, l'artista ha scelto di inviare tre opere facenti parte del ciclo “Monocromi bianchi”. Si tratta di opere straordinarie, pulite e rigorose. Sona rimasto colpito dalla loro armonia, eleganza, essenzialità. Essenziali, eppure infinite, dove il bianco del non colore suggerisce profonde riflessioni e si confonde con l'assoluto. Bianco come ricerca di libertà, sogno di bellezza e e perfezione.
Isabella d'Ortona: Nata a Cremona, attiva per lunghi anni a Roma e attualmente residente a Piacenza, Isabella D'Ortona è un'artista dal lungo curriculum e dall'intensa attività, con mostre prestigiose tenute in spazi pubblici e privati di tutta Italia e di molte capitali d'Europa.
Numerose anche le sue opere entrate a far parte di importanti collezioni ed Enti Istituzionali: tra queste è senza dubbio da segnalare una grande “Deposizione” collocata a Montecitorio, sede del Parlamento Italiano.
Di tutto riguardo anche il suo bagaglio critico con nomi di rilevanza nazionale: Elda Fezzi, Mario Monteverdi, Giorgio Mascherpa e poi l’indimenticabile Mario Ghilardi, il mio più stretto collaboratore degli anni settanta e ottanta. Nomi che hanno lasciato una traccia indelebile e che, con le loro critiche e i loro saggi, hanno profondamente inciso sul percorso dell'arte moderna e contemporanea.
Artista di grande coerenza, mai succube del mercato e delle mode, ormai da diversi anni Isabella porta avanti, con tenacia e costanza, la sua ricerca scavando nel profondo dell'animo umano, dentro le avversità della vita, nelle grandi ingiustizie e contraddizioni dei nostri giorni. Tra le opere presentate nella rassegna è senza dubbio da segnalare “Covid 19”, intenso e drammatico dipinto ispirato alla grande pandemia dei nostri giorni.
Giancarlo Flati : nato a L'Aquila, ma attivo soprattutto a Roma, Giancarlo Flati è un artista contemporaneo dal lungo e interessante curriculum critico-espositivo fatto di mostre prestigiose tenute in tutta Italia, nelle principali capitali d'Europa e poi, ancora, negli Stati Uniti d'America e Australia. Tra i suoi più recenti successi è senza dubbio da segnalare la partecipazione alla 57a Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, Padiglione Guatemala, con due opere straordinarie “Io, albero dei margini” e il libro d'autore “Dal silenzio delle foglie”.
Artista, chirurgo, docente e ricercatore, ormai da diverso tempo Giancarlo Flati è fortemente impegnato in una ricerca che, con coraggio e determinazione, ma anche e soprattutto con originalità e freschezza creativa, si cala nei meandri della scienza, della geometria e della topologia in una complessità analitica che include spazio e tempo, materia fisica e mentale, pensiero e invenzione. Fondatore e Caposcuola di un nuovo Movimento Artistico da lui stesso chiamato “L'albero dei Mabits” Giancarlo Flati si propone come obiettivo fondamentale un'alleanza culturale, attiva e feconda, tra arte, scienza e tecnologia al fine di smuovere le capacità percettive, gli archetipi mentali e le coscienze creative di ognuno di noi. E a questa tematica sono dunque dedicate le tre opere che l'artista presenta in questa rassegna piacentina.
Vittoria Marziari: nata a Monte San Savino (AR), svolge la sua attività a Siena, nel laboratorio di Strada dei Tufi e nell’atelier di via Stalloreggi. Dopo il diploma presso l’Istituto d’Arte “Duccio di Boninsegna” si è dedicata all’insegnamento in varie scuole ma, contemporaneamente, ha approfondito anche la tecnica del Raku affermandosi come una delle più conosciute e apprezzate rakuiste della Toscana, mentre oggi si dedica prevalentemente alle fusioni in bronzo. Nel corso della sua lunga e intensa attività ha tenuto mostre in prestigiosi spazi, pubblici e privati, di tutta Italia, di molte capitali d’Europa e negli Stati Uniti d’America. Sue opere sono presenti in svariate chiese della Toscana e addirittura in Vaticano, dove una sua scultura “la Speranza” illumina le stanze private del Papa. Nel 2017 è stata insignita dell’onorificenza al merito dell’Ordine dei Cavalieri della Presidenza della Repubblica. Scultura colta, elegante e raffinata, questa di Vittoria Marziari, tutta concentrata sui segreti dello spazio cosmico e dello spazio interiore. Con le sue forme, moderne e fortemente contemporanee, l’artista toscana attraverso un significativo Simbolismo, propone serie e approfondite riflessioni sul senso della vita, sulle incognite dell’esistenza e sull’energia vitale da cui tutto proviene. Arte filosofica ed essenziale che si spinge con coraggio e determinazione ai confini della materia, là dove si celano gli infiniti misteri e inizia il cammino verso lo spirito e la ricerca dell’Assoluto.
Leo Panta (Pasquale Pantaleo: nato a Bari ma residente a Roma, Leo Panta è un esponente importante dell’arte contemporanea con alle spalle una lunga e complessa esperienza artistica fatta di mostre prestigiose tenute in tutta Italia e nelle principali capitali d’Europa. Dopo un avvio figurativo si accosta alla Pop Art rivisitando e reinterpretando opere classiche del passato, ma poi lo studio di Jackson Pollock e dell’Action Painting, lo portano decisamente verso l’espressione astratta e informale. Nascono così opere intense, percorse dal gesto e dal colore, dalla forza segnica e dal movimento. Leo Panta ama il colore, lo sente e lo vive come pochi altri artisti, lo muove a piacere con una gestualità ampia e sicura, con un ritmo libero e ben cadenzato alternando pause e riflessioni, luce e ombra, vuoti e pieni. Ogni tanto, però, da quest’espressione libera e istintiva, emergono tracce di verità, labili squarci che rivelano cose e persone oppure leggeri tracciati, grafiche proiezioni, segni e graffiti che diventano quasi iconografia psicologica dell’anima e del pensiero. E’ il caso delle opere presentate in questa mostra dove, tra percorsi e costruzioni, emergono eleganti e raffinate figure umane. Tutto è letteralmente immerso nel colore e nella forma geometrica che liberamente si muove nello spazio, si dilata e si modifica seguendo traiettorie fantastiche e mentali. Pittura scenografia e affascinante, avvolta sempre dal gioco magico e straordinario della forma e della sua metamorfosi.
Isabela Seralio: nata a Braila (Romania) da padre italiano e madre rumena, si è diplomata presso la Scuola di Belle Arti della sua città nel 1991. Figlia d’arte, (il padre è pittore) ha scoperto da subito la bellezza di questo mondo così unico e straordinario e, ancora giovanissima, ha iniziato a partecipare a mostre e manifestazioni nel suo paese d’origine, in Italia e nelle principali capitali d’Europa. Dal 2002 vive e lavora in Italia, a Monte Urano, in provincia di Fermo. Dopo un periodo dedicato al figurativo, ha sentito il bisogno di voltare pagina ed ha così intrapreso un interessante percorso che gradualmente l’ha portata verso un’espressione dove informale ed astratto, con qualche riferimento al figurativo, trovano il loro perfetto equilibrio e una loro naturale fusione. Pittura fatta di luce, di gesto e di colore e che trae indubbiamente ispirazione dalla realtà, ma che poi si amplia e si dilata fino a diventare libera interpretazione, sentire emotivo, libera visione. Nascono così opere intense e suggestive che sono vere e proprie mappe mentali dove qua e là permangono tracce e memorie di verità, ma dove tutto appare solo accennato e suggerito come se lentamente emergesse dalla coscienza. Pittura fatta di continui celamenti e svelamenti ma che tuttavia, nel suo insieme, appare come irruente forza informale e segnica, quasi una scrittura psicologica rapida ed immediata.
Fedora Spinelli: gradito e atteso ritorno di Fedora Spinelli allo “Studio C” dopo la bella mostra personale qui tenuta ne 2019: mostra di grande intensità, rimasta nella mente e nel cuore di tutti i piacentini. Nata a San Severo (Foggia), dove anche oggi vive e lavora, Fedora Spinelli è ormai un nome importante del panorama artstico nazionale e vanta dunque un variegato e interessante curriculum critico-espositivo fatto di mostre, personali e collettive, tenute in tutta Italia e nelle principali capitali d'Europa. Articolato e complesso anche il suo percorso artistico che, dopo il traguardo accademico, ha spaziato dall'insegnamento alla pittura e alla poesia con momenti di forte e sentito impegno culturale e di intenso e meditato lirismo. Artista a tutto tondo, dunque, carica di vitalità ed energia e ancora oggi incessantemente impegnata a creare e produrre in un vero e proprio vortice multidisciplinare dove i vari ambiti (pittura, letteratura e poesia) si fanno “vasi comunicanti” dialogando tra loro, dando vita ad un'unica, grande vena espressiva. Di particolare fascino e suggestione le tre opere che l'artista ha scelto per questa esposizione. In ognuna di esse si avverte la ricerca prolungata e continua del segno, del colore e del gesto che, nel tempo, è giunta ad una maturità piena e che si manifesta chiaramente nella potenza della scala cromatica, nella leggerezza e delicatezza dei tracciati e nell'eleganza delle forme adottate. Dalle sue opere, inoltre, scaturiscono sempre messaggi alti e profondi come giustamente scrive Mirko Cassani in un saggio dedicato all'artista pugliese “L'artista lavora quotidianamente alle proprie opere, privilegiando l'essenzialità compositiva e andando a costruire una sorta di caleidoscopio che cela verità universali come quelle della nascita, della vita e della morte.”
Nadia Tognazzo: nata a Milano, dove anche oggi vive e lavora, Nadia Tognazzo è un'artista di lunga e provata esperienza, con mostre prestigiose tenute in spazi pubblici e privati di tutta Italia e di molte capitali europee. Dopo varie esperienze con la pittura ad olio rimane affascinata dalla tecnica dell'acquerello che approfondisce e perfeziona sotto la guida dei maestri Angelo Gorlini e Anna Pavesi. Da allora l'acquerello è rimasto la sua tecnica preferita in quanto più congeniale alla sua sensibilità artistica. Attualmente tiene corsi di acquerello a Milano presso la sede dell'A.I.A. e durante l'estate in Svezia in uno stage organizzato dall'Akvarellcenter (centro per l'acquerello) di Stoccolma. Bravissima acquerellista, dunque, Nadia Tognazzo, che, con questa mostra, mi riporta a parlare della “pittura ad acqua” dopo un lungo periodo di pausa, quando, negli anni ottanta, curavo le mostre di Aldo Raimondi, Alfredo Zecca, Alvaro Mairani ed altri ancora.
Anche l’artista lombarda si esprime con sicurezza e personalità in una tecnica, quella dell’acquarello appunto, difficilissima e piena di insidie, dove non è possibile commettere errori o avere pentimenti. Nadia Tognazzo ha oggi raggiunto una piena maturità professionale che rivela nei tagli compositivi, nelle essenzialità delle composizioni, nelle proiezioni lunghe dei suoi paesaggi che si presentano puri e inondati di luce. Ma quello che più colpisce, nell'espressione di questa bravissima artista, sono proprio le atmosfere e cioè la sua straordinaria capacità di entrare in sintonia con la natura, con i suoi silenzi, i suoi ritmi e le sue pause. Un linguaggio intenso, quello di Nadia Tognazzo, che rivela indubbiamente tanta esperienza, tecnica e abilità, ma anche e soprattutto, tanta partecipazione, anima e sentimento.

La Rassegna, che sarà introdotta dal gallerista e critico d’arte Luciano Carini, chiuderà il 15 ottobre.

ORARI: feriali e festivi dalle 16,30 alle 19,30
Lunedì, giorno di chiusura





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