VENICE INTERNATIONAL ART FAIR 2025
22ND EDITION
dal 17/09/2025 al 29/09/2025
Palazzo Albrizzi-Capello Palazzo Albrizzi-Capello Associazione Culturale Italo-Tedesca (ACIT), Cannaregio 4118 Venezia (VE)

In questo scenario in continua trasformazione, la fiera si presenta come un archivio vivente di metamorfosi: le opere attraversano territori interiori e geografie immaginate, dissolvendo i confini tra corpo e paesaggio, intimità e architettura, memoria e astrazione. La traiettoria più intima, definita dal concept curatoriale LIQUID ROOMS, si rivolge verso l’interno, dove il corpo diventa luogo di percezione, guarigione e auto-creazione. In questo contesto, Bella Kollek trasforma Venezia in uno stato della mente, con luci e immagini sospese nel tempo; un’atmosfera che ritorna anche nei paesaggi metafisici di Tünde Kácsor e nei campi cromatici e tattili di Margaret Bolinska, in cui gesto e colore incidono una femminilità sensibile e resiliente. Percorrendo le sale in sequenza di Palazzo Albrizzi-Capello, le voci degli artisti si intrecciano, suggerendo che l’interiorità non è uno spazio privato, ma un passaggio condiviso.
Questo ascolto interiore prende forma nelle stratificazioni materiche di Nives Rigodanzo, dove frammenti e ricordi si ricompongono in geologie tattili, e si riflette nelle tensioni dinamiche di Maria Elena Nelson-Lavie, in cui astrazione e figurazione si sfiorano come respiro, pausa e movimento. Il suo sapiente uso del contrasto e dello spazio bianco invita l’occhio a vagare e tornare, come una marea, mentre le cuciture e i collage di Rigodanzo celebrano ciò che è lacerato ma conservato.
In contrappunto, Simone Campos mette in scena archetipi per interrogare il presente, trasformando figure iconiche in specchi di desiderio, potere e ritualità: la superficie pittorica diventa un teatro in cui splendore e critica convivono, riflettendo sul modo in cui le immagini plasmano le identità nel tempo. Su questo confine tra rito e consapevolezza, le astrazioni gestuali di Attila Konnyu, ispirate al flusso taoista, aprono campi meditativi di presenza, una soglia silenziosa verso la dimensione speculativa della fiera.
All’interno di questo coro, la ricerca poetica di Esperanza Suarez Anaya si concentra sulla trasformazione e sulla memoria: il suo raffinato lavoro di incisione e monotipo rivela una sensibilità per l’effimero e il sospeso, dove gesto e ritmo custodiscono la traccia dell’esperienza. Basmah Muktar chiude questo percorso con una grammatica intima dei legami, le distanze prossime in cui cura, parentela e fragilità diventano visibili, suggerendo che la relazione stessa è un’architettura primaria dell’identità.
Da qui la mostra si apre verso l’orizzonte di FUTURE LANDSCAPES, dove l’immaginazione disegna geografie porose e architetture speculative: forme come proposte, in cui città, corpo e ambiente si riconfigurano come sistemi interdipendenti. Xiyao Wang elabora un’ecologia architettonica in cui le strutture non delimitano ma respirano, membrane calibrate sulla vita pubblica e sul ritmo ambientale; terrazze, flussi e soglie condivise trasformano l’edificio in un paesaggio vivente.
Un’eco fotografica di questa porosità emerge nelle ricerche di Laurry Ramirez Gallardo sul “deserto interiore”, dove il vuoto diventa campo generativo, il silenzio incubatrice di rinnovamento e le linee d’orizzonte misure di attenzione. Da un’altra prospettiva, Flora Cselovszki traduce la logica del progetto in speculazione pittorica - le planimetrie che si dissolvono in atmosfere, le griglie che si allentano in correnti - mentre E. László Endre funge da ponte tra epoche, restituendo una scala umana a uno spazio accelerato con una pittura essenziale, diretta e attenta alla dignità della forma.
Attraverso le sale di Palazzo Albrizzi-Capello, dove i riflessi della laguna sembrano increspare le pareti, le due traiettorie non si contrappongono, ma si intrecciano. Le stanze interiori si aprono su paesaggi immaginati, le città speculative riecheggiano rituali intimi. Insieme, gli artisti della VENICE INTERNATIONAL ART FAIR 2025 abitano la soglia tra il visibile e il percepito, tra il reale e il ricordato. Nelle atmosfere del Palazzo, le opere non si limitano a occupare lo spazio, ma lo dilatano, invitando i visitatori a vivere un’esperienza più fluida di identità, luogo e presenza, in sintonia con la coreografia di acqua, tempo e passaggio che appartiene alla città di Venezia.