La misura del colore
a cura di Niccolò Bonechi
dal 03/09/2011 al 02/11/2011
Cento (FE)
Dopo la pausa estiva riparte l’attività espositiva della Galleria d’Arte Moderna “Aroldo Bonzagni” di Cento con la mostra personale del maestro Piero Fonio, mostra a cura di Niccolò Bonechi, patrocinata e organizzata dal Comune di Cento in collaborazione con la AMF Art Consulting di Valerio Ballotta.
Le due istituzioni patrocinanti, che già in passato hanno avuto modo di collaborare alla realizzazione di importanti eventi, con questo evento hanno ulteriormente voluto continuare a connotare la programmazione dello spazio espositivo per l'inconfutabile valore artistico dei percorsi ospitati, oltre che per eventi di una certa consistenza e grande qualità, non curandosi troppo di essere allineati o meno ai dettami e alle tendenze del mercato dell'arte in generale, ma hanno puntato a dar vita ad eventi di qualità ed a selezionare attentamente gli artisti in base al loro spessore, talento e creatività.
Dopo le esperienze nella bottega di Felice Casorati e quelle accarezzate del Movimento Arte Concreta (MAC), Piero Fonio ha assunto uno stile personale ed inconfondibile, che durante la sua lunga carriera gli ha procurato tanti riconoscimenti importanti. Nella mostra “La misura del colore”, ci accompagna nel suo mondo straordinario, fatto di materiali, tecniche, simboli e riferimenti che attingono a piene mani dalle grandi esperienze della storia dell’arte italiana del dopoguerra, ma che, rielaborate alla luce del suo linguaggio artistico, ci portano per mano in un futuro ancora tutto da scoprire.
Una complessa mostra personale che si snoda in un percorso di circa 40 opere, dalle prime esperienze figurative degli anni Quaranta alle ultimissime elaborazioni su carta, passando per i rilievi degli anni Settanta, le strutture degli anni Ottanta e i “monumenti” degli anni Novanta.
Organizzazione generale e redazione: Valerio Ballotta, Niccolò Bonechi, Anelita Tassinari
Cura della mostra: Niccolò Bonechi
Con il Patrocinio del Comune di Cento
Orari di apertura: venerdì, sabato, domenica ore 10.00 – 13.00 / 16.30 – 19.30
Catalogo: Elede Editrice, con testi di Sara Negarville, Marco Rosci, Marisa Vescovo, 125 pagine
Testo critico:
Il fare arte di Piero Fonio implica necessariamente una profonda conoscenza della pittura intesa come mezzo espressivo e al contempo dello spazio interpretato come entità tridimensionale capace di contenere l’immensità del tutto. Sin dalle prime ricerche figurative, esperienze di pittura aulica figlie dei preziosi insegnamenti del maestro Felice Casorati che Fonio conobbe e frequentò agli inizi della propria carriera, si riscontrano notevoli qualità nell’utilizzo del colore ed una immediata capacità di composizione. Terminata questa fase legata ad una tendenza nazionale di appel à l'ordre, l’artista di Chieri ha portato avanti una personalissima ricerca che tutt’ora persegue con instancabile costanza e tenacia.
Dopo un periodo di condivisione degli stimoli provenienti dal Movimento Arte Concreta (MAC), dal quale tuttavia si discostata ben presto, Fonio ebbe la possibilità di frequentare la scena artistica di Torino, fulcro centrale delle nuove sperimentazioni nel campo artistico e musicale. Ha conosciuto e frequentato tutti gli artisti che, sotto l’abile guida di Germano Celant, furono inquadrati nel movimento definito Arte Povera, del quale però l’artista non ha mai dimostrato interesse o stimoli di emulazione.
Tutt’altro: in questo periodo le salde intenzioni dell’artista erano legate allo studio dell’oggetto “opera d’arte”. I primi episodi di questa tendenza si ritrovano nelle prime indagini sui rilievi degli anni ’70 dove Fonio con intrepido coraggio compie un’azione ancora più azzardata di quella che rese celebre il lavoro di Lucio Fontana. Non si limita, infatti, a squarciare la tela nel tentativo di mostrare una via di fuga dalla piattezza della bidimensionalità; per la prima volta un’artista mostra realmente cosa c’è dietro il quadro, abbandona la convinzione che il telaio abbia la sola funzione di supporto, gli dona pari dignità della tela rendendolo partecipe della magia che si manifesta in superficie.
La ricerca di Fonio da questo punto è inarrestabile. Una commistione di pittura e architettura, fumetto e musica darà vita ad opere di spiccata originalità realizzate negli anni successivi. Il biennio 1980-90, con le esperienze delle strutture e dei monumenti, sarà fondamentale per approdare ad un ulteriore step.
Nei lavori degli ultimi anni, infatti, Fonio abbandona qualsiasi interesse spazialista per concentrarsi sulla forza del colore. Allo stesso modo abbandona la tela per dedicarsi al disegno su carta. Si potrebbe dire che l’artista soffra della rara sindrome di Benjamin Button: più il corpo invecchia, mostrandosi come un oggetto in bilico tra la vita e la morte, più la mente produce stimoli e ritorna creativo.
Appunto il colore, la fonte salvifica da dove Fonio attinge quotidianamente per mettere ordine al caos. Ogni opera di quest’ultima serie palesa una strenua ricerca della perfezione universale che raggiunge tramite il compimento del contrappunto, quel momento di equilibrio assoluto che sopraggiunge solo dopo lunghe meditazioni e profondi interrogativi. Questo momento si manifesta nella lunga carriera dell’artista quando capisce l’importanza di due costanti fondamentali. La prima è la quadratura, elemento che aiuta l’artista nel concentrare la visione dello spettatore sulla scena principale dell’opera, senza lasciare così possibili attimi di sospensione. Nonostante questo rigore tecnico tipico della geometria piana, Fonio tende sempre a lasciare una via di fuga che rompa la monotonia dell’azione circoscritta dalle linee. Proprio per questo motivo la quadratura viene sempre spezzata ad un angolo del foglio.