4.500 Gradi Kelvin

Simone Cametti  dal 04/03/2020 al 30/04/2020

Francesca Antonini arte contemporanea Via di capo le case, 4 Roma (RM)


4.500 Gradi Kelvin Simone Cametti
4.500 Gradi Kelvin

Con un testo di Lorenzo Balbi
Opening mercoledì 4 marzo, ore 18.00
Fino al 30 aprile 2020

Francesca Antonini Arte Contemporanea è lieta di presentare la terza personale di Simone Cametti (Roma, 1982), dal titolo 4.500 Gradi Kelvin.
L’artista presenta un progetto complesso, ideato specificatamente per gli spazi della galleria, che sintetizza le fasi più recenti della sua ricerca sulla sostanza dei materiali e sulla dialettica tra natura e artificio. In mostra una selezione di sculture in marmo e installazioni luminose, che si articolano negli ambienti da poco rinnovati intessendo strette relazioni le une con le altre e con lo spazio che le ospita.
Saldamente legato all’azione, al processo e alle relative trasformazioni – che restano alla base della sua pratica – Cametti ragiona su luce e materia, sulla scorta di una delle nozioni fondamentali della fisica quantistica, secondo la quale “Tutta la materia non esiste che in virtù di una forza che fa vibrare le particelle e mantiene questo minuscolo sistema solare dell’atomo. La materia non esiste, tutto è vibrazione!” (Max Planck, 1918).
Il titolo della mostra fa riferimento all’unità di misura della tonalità della luce, e in particolare al valore della luce naturale nella sua massima visibilità, che si colloca a livello intermedio tra lo spettro dell’infrarosso e dell’ultravioletto: rispettivamente le radiazioni con maggiore e minore lunghezza d’onda. Il rosso e il blu sono gli estremi cromatici coi quali l’artista interviene sulle lastre di marmo di Carrara, dissimulando e al contempo valorizzando la raffinatezza della venatura di uno dei materiali scultorei più classici e preziosi. Nella scelta del granito Patagonia, d’altro canto, Cametti si concentra sulle caratteristiche fisiche di un materiale particolare, composto da grandi percentuali di quarzo e dunque contraddistinto da una struttura cristallina inconsueta. È proprio questa trama geometrica distintiva a suggerire la formalizzazione delle sculture, originate da una combinazione di moduli esagonali e dodecaedrici e installate a parete per mettere in discussione i confini tra pittura, installazione, scultura e design. L’illuminazione della mostra è interamente affidata all’intervento dell’artista, che ha voluto ricreare “la propria luce” a partire dal mezzo industriale delle lampade fluorescenti, ma facendole brillare sul valore di 4.500 Gradi Kelvin, in modo da, nuovamente, agire sul filo tra natura e manipolazione tecnica. La grande installazione nella sala centrale, insieme all’opera all’ingresso – nella quale è stato impiegato l’elio, il gas che alimenta la combustione solare – si ricollega ad alcune esperienze precedenti, nelle quali, come in questo caso, l’elemento luminoso è stato il trait d’union tra linguaggi e media differenti.

La mostra è stata realizzata grazie al generoso contributo di Lavagnoli Marmi, Ronchis (UD).
Si ringrazia inoltre Antrox Lighting Solutions, Ancona.


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