Beuys è la lepre
La mostra-manifestazione del genio di Joseph Beuys nel centenario dalla nascita
dal 04/09/2021 al 12/09/2021
Ass. culturale Il Cappello di Feltro V.lo Lenori Cecina, 1 Volterra (PI)
Questa volta sembra che l’anima si sia manifestata davvero. Non è esoterismo o spiritualismo, ma arte contemporanea, quella di cui Joseph Beuys è sicuramente un grandissimo iniziatore.
La mostra si costruisce con rapporti reali, e si incrocia con la vita, come voleva Beuys. Si delinea da subito non come un omaggio, ma come una manifestazione, in quella sede già atipica, fra il pubblico e il privato, ispirata e dedicata dieci anni fa all’ artista sciamano, performer, scultore sociale: “Il Cappello di Feltro”, in V.lo Lenori Cecina, 1, nel centro storico di Volterra (PI).
Nel centenario della nascita dell’artista, che ne ha motivato l’attività come luogo d’arte, l’associazione promuove, nel mese di settembre 2021, una rilettura e una interpretazione del suo messaggio, e del suo lavoro, chiamando diversi artisti a confrontarsi con la sua attualità.
Una collettiva installativa in cui le forme espressive degli autori hanno restituito in sintesi perfette, e spesso ardue, l’essenza portante dell’opera principalmente performativa di Beuys: il cortocircuito, ma soprattutto il mistero delle costruzioni simboliche, dei manufatti, la scrittura e i linguaggi, le identità umane portate direttamente nell’energia dirompente della natura, alla ricerca di una logica altra, nei cicli di costruzione e distruzione della vita.
La mostra “Beuys è la Lepre”, in corso fino al 12 settembre 2021, richiama nello specifico la performance del 1965, quella della galleria Schmela di Düsseldorf, dove l’artista tedesco si aggirò con il volto coperto di miele e foglie d’oro, tra alcuni dipinti e cullando una lepre morta in braccio, parlando con lei in una lingua incomprensibile e portando un cappello di feltro in testa.
E il cappello ora fluttua, quasi ironico, sui vortici “bruciati” di Giuliano Mannucci, per poi planare sulla cima di un albero tridimensionale dipinto d’oro. Mentre la lepre è colta nella sua spontanea personalità e fisicità, nel suo spazio vitale, nelle foto e nel video di Enrico Coli: incontro sotteso fra natura e tecnologia.
La sintesi va oltre nel cappello interattivo di Valdo Frasconi: cappello, orecchie della lepre, linguaggio scritto, movimento, interazione, prova di immedesimazione.
Il cortocircuito è totale nelle pozzanghere che si tingono di colori acidi e pop di Gianni Gronchi, rappresentate e reali, tangibili ed esperibili, anche nella terza dimensione.
Transitoria eterogenesi nello spazio pittorico, e “invece” digitale, di Francesco Bozolo , dove le apparizioni beuysiane sono ritmiche negli ambienti dell’assenza.
Performativo in progressiva scomparsa, Beuys, nella sua classe, eleganza e ironia, inverte l’ascesi, nel crocifisso drammaticamente cromatico di Ennio Furiesi.
Si azzera il colore nella traccia di estrema sintesi, in potente supporto metallico, di Alessio Marolda: elogio del vuoto, ma anche della materia, gentilmente perturbato dal passaggio della incancellabile presenza.
Natura e linguaggio scritto, nella sintesi perfetta e gentile di Giuseppangela Campus: un nido da cui sbuca un cavo di alimentazione. È la necessità di riconnettersi.
Una pianta, il feltro, i semi, la ceralacca. La natura e l’artificio, nell’altare ritmico e fortemente concettuale di Sergio Borghesi che restituisce tutta l’ermetica del massaggio beuysiano.
E nell’alcova dello spazio espositivo una foto-lastra di Ladislav Minarik, che Beuys lo aveva conosciuto e immortalato molto da vicino.
È il fotografo che restituisce regalità ai luoghi abbandonati ed al pulsare remoto del vissuto. Per caso, durante un viaggio in Giappone, Massimiliano Del Testa incontra un pianoforte in un albergo abbandonato. Il re degli strumenti, solitario e narrante, somiglia a quello di un omaggio in rosso a Rosa Luxemburg del temerario performer, e lui lo immortala, testimoniando la mondialità del messaggio attuale.
Il 4 settembre 2021, durante la conferenza inaugurale, nella sala del Teatro Persio Flacco, il collezionista Alfonso Giannone porta il vero cappello di Beuys. Arrivato a sorpresa, con mezzo imprevisto, e in un viaggio rocambolesco, nel suo perfetto stile non lineare, ma con una identità eterna, in danza nel vortice degli eventi, in quella città dove lo straordinario è di casa, forse Beuys è passato a salutare.
L'ass. culturale Il Cappello di Feltro, con il Patrocinio dell'Ambasciata tedesca a Roma e del Console Onorario di Germania a Firenze, per ricordare il centenario della nascita dell’artista Joseph Beuys (Krefeld 1921), ha organizzato per il 4 Settembre 2021 presso Il Teatro Persio Flacco di Volterra, una conferenza con Cristina Petrelli, storica dell'arte Galleria degli Uffizi, con Ladislav Minarik, Professore emerito della Kunstakademie Düsseldorf e artista, e Wolfgang Storch, drammaturgo, per una rilettura e interpretazione del messaggio e del lavoro, della vita di un artista visionario che ha rivoluzionato la storia dell'arte del secondo Novecento.
Ha fatto seguito l'inaugurazione della mostra "Beuys è la lepre" presso la sede dell'ass. Il Cappello di Feltro vl. Leonori Cecina, 1.
Nel rispetto delle regole di sicurezza e di distanziamento previste per la pandemia da Covid-19, la mostra sarà ancora in corso nei giorni di sabato 11 e domenica 12 settembre 2021, nell’orario di apertura 17-20.