Vitalba

trasparenze del sacro  dal 06/01/2013 al 20/01/2013

  Treviso (TV)


Vitalba Nikolaj Berdjaev affermava che la creatività non è solo una forma di lotta contro il male, ma che è anche il proseguimento dell’opera della creazione. È un autentico piacere incontrare un’artista come Vitalba che, attraverso le proprie opere, intenda con coraggio e con ferma determinazione affermare una fede certa nel fatto che, oggi che il sacro viene deliberatamente rifiutato o sottostimato, salvo farlo rientrare in qualche bizzarra forma di “spiritualità” non ben definita, l’artista abbia un còmpito il quale va ben oltre la sua arte: farsi messaggero di ciò che ai suoi occhi traspare da ciò che egli osserva intorno a sé, ma giungendo da un di là delle rive del mondo che pure è il mondo che viviamo e che sembra avere le sue regole per le quali il sacro è spesso e non senza una (facile) superbia escluso, e l’arte prima d’essere una forma di creazione non sarebbe, di fatto, che un’espressione spontaneista o un adeguamento al mondo e ai suoi tempi. Quella di Vitalba non è perciò “creatività” fine a se stessa, né espressione di una ricerca dialettica e autoreferenziale: è invece uno sguardo che vuole cogliere nel mondo ed esprimere sulla materialità della tela ciò che l’ascolto dell’immateriale di una voce che richiama ad altro riesce a suggerire. È risposta a un appello, che non può esprimersi se non con la trasparenza, poiché se tutto è trasparente allo spirito, anche ogni opacità al mondo è tolta. È poi anche la ricerca di un’amicizia spesso interrotta nei tempi moderni, nei quali l’artista e il sacro appaiono più come una coppia malamente divorziata che come gli attori di un progetto comune nel quale la bellezza è un riflesso, quel riflesso di ciò da cui il mondo stesso attende la propria salvezza, in armonia con le parole attribuite da Ippòlit al principe Myškin. Quello dell’esposizione di Alba Vitali appare un appello delicato ma senza opacità né ombre a ricordarci che forse se possiamo essere creatori di qualcosa è perché siamo noi stessi creati a immagine e somiglianza del Creatore, è un appello a cercare l’origine stessa del bene e della bellezza e al quale è difficile sottrarsi.
Giovanni Battista Reginato (Relatore e Direttore scientifico della mostra).

Vitalba è un’artista profondamente cristiana e ciò si manifesta in ogni suo lavoro. Nei dipinti di questa artista si coglie una sommessa tristezza che reinvia all’analoga inferenza emotiva esistenziale e sentimentale che affiora a tratti nella pittura senza tempo del Merisi. Egualmente le lance di luce del Caravaggio tornano a vivere sia pure in una redazione ottimale in questi lavori dell’artista milanese, pur preservando un’ analoga implicazione simbolica che allude alla salvifica “luce divina”. Un grande architetto del XX° secolo, Luigi Moretti, ebbe a scrivere che il conflitto, tra luce ed ombra, nel Caravaggio disperdeva ogni figurazione e, questa efficace analisi ha mantenuto tutta la sua valenza anche quando con più accostato riferimento alle istanze controriformiste e alla crisi delle coscienze in atto nel secolo XVI° si è voluto leggere questo conflitto come una autonomia tra il bene e il male. Analogamente in Vitalba, si può dire che coesistono gli stessi due ragionamenti pittorici: da un lato quello formale che implementa la creazione di una realtà soggettiva, di figurazioni sospese ai confini della realtà e tuttavia realissima; dall’altro lato la dimensione simbolica declinata viepiù in un istanza trascendentale che è al tempo stesso sacra e profana, neoplatonica e cristiana.
Rolando Bellini (Relatore, Critico e Storico dell’arte della mostra).


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