approfondimento curato da Guido Vigna
Essa registra tracce ed impronte di
tutto ciò che le succede.
Primo nastro magnetico dell'umanità, su di lei leggiamo segni, immagini, racconti,
dati, storie di battaglie e di dei, di eroi e di profeti, riti, propiziazioni
e studi, quanti covoni di grano pagarono i sudditi al sovrano, la ditata distratta
dell'apprendista ed il tocco felice del maestro. A volte, guardando un vaso
in un museo, mi chiedo se chi l'ha fatto non sia lì dietro la porta, ne percepisco
il carattere, lo stato d'animo, quasi il respiro: la terra registra in modo
fresco. Così quando lavoro una lastra d'argilla penso sovente come potrà percepirla
un uomo fra molti secoli. Non è soltanto un oggetto nello spazio, ma anche
nel tempo. Questo non ne aumenta l'importanza, migliaia di altre cose resteranno,
ma dilata e eleva la situazione.
La tecnica del "Rullino ossidato" è nata da questo. Quello che a me può sembrare dettaglio quotidiano ed insignificante potrebbe essere illuminante. Per cui trovare l'immagine da sintetizzare su di un rullino che possa definire un'emozione, una situazione, un evento, una caratteristica del tuo tempo o del tuo cuore, diventa un'indagine approfondita sul senso delle cose e del mondo intorno a te. Cerco sovente di registrare la cosa come dato di fatto, analisi economica stile Camera di Commercio, dato "oggettivo" senza presa di posizione. Ma a questa, un po' arida definizione, aggiungo (o ci provo) una soggettiva poesia del colore e della superficie. L'intenzione è che ne esca un pezzo significante, poetico ed intelligente, sufficientemente chiaro da essere compreso e sufficientemente libero da essere spunto di emozioni e libere riflessioni. Mi piace che gli uomini guardino i pezzi con il cuore ed il cervello e li tocchino con le mani.
I rullini danno alla superficie del pezzo un segno dolce e convesso. Diversamente da una scalfittura o da un'incisione, più tragiche e sofferte, più adatte ad una denuncia, ad un espressionismo violento. Il segno in rilievo è sensuale, resta chiaro su fondo scuro, è tattile, ha un'ombra morbida. Parla con voce pacata a chi ha il tempo di ascoltarlo. Non per questo è pura seduzione: nei rullini passa tutto ciò che vivo e che succede intorno a me: dalle feste alle discariche, dal Castelmagno ai maiali, dalla musica all'immigrazione, dall'economia alla guerra, dalla poesia visiva al cicloturismo, dall'India a Cervasca e così via. L'alternarsi dei rullini sulla superficie d'argilla crea nuove storie, situazioni, contrasti rivelatori.Una sorta di inevitabile globalizzazione ceramica, un dialogo tra simboli. A volte ne esce una definizione di un territorio, la magia di un luogo, l'allegria di una situazione o la sua assurdità.
Usavano rullini e timbri molti popoli
antichi, gli Egizi e gli Etruschi ad esempio. La necessità di dare
al sintetico rullino una vibrazione poetica, mi ha portato però ad
abbinarlo al colore dell'ingobbio (terra liquida colorata) e alla
brunitura con ossidi.
Questa miscela di tecniche dà origine a pezzi molto coerenti ed ha grandi possibilità espressive.
Dopo una lunga messa a punto, è piaciuta molto e, grazie anche ai corsi, ha
ora una sorprendente diffusione dovuta alla sua praticità, immediatezza e potenzialità espressiva
e già viene ampliata da bravi ceramisti secondo personali esigenze creative.
Come spesso succede nell'artigianato e nella ricerca, l'arrivare a mettere
a punto una pur semplice tecnica passa attraverso una enorme quantità di prove
e di errori, anzi forse la cosa più difficile è trovare una tecnica semplice.
Alcune opere dell'artista Guido Vigna
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