Con il termine "terra sigillata" si definiscono le tecniche di finitura di superfici ceramiche rivestite da patine prodotte con argilla vetrificante. Queste patine si ottengono separando dalla composizione argillosa, per sedimentazione in acqua, le particelle piu' fini e colloidali da quelle piu' grossolane.
 La scelta delle argille
                      da trattare privilegia quelle molto plastiche ricche di
              ossido di ferro, sodio e potassio. Una prima sommaria separazione
                      delle sabbie silicee dalla parte plastica puo' avvenire
              dissolvendo
                      l'argilla in quantita' molto elevata di acqua all'interno
              di un contenitore a colonna, asportando la parte alta della sospensione
                      che si forma dopo breve tempo. 
                Quindi per mezzo di un sifone
                      si estrae la parte dell'acqua che contiene le particelle
              in
                      sospensione
                      e si lascia depositare sul fondo l'ingobbio finissimo o
              terra sigillata. 
Gli ingobbi potranno essere applicati a crudo, la cottura potrà essere effettuata sia in ambiente ossidante sia riducente ottenendo una paletta di tonalità rosse, tipiche delle vernici "aretine", fino al nero brillante di tipo "attico-primitivo".
La
                mia ricerca si e' rivolta ad osservare il contenuto cromatico
                di quelle che comunemente vengono chiamate "argille" che non
                sono composte di un unico materiale ma sono l'insieme di varie
                componenti minerali diverse anche per quanto riguarda la granulometria
                delle particelle. 
                L'impasto plastico argilloso e' composto di
                materiali che vanno dalla forma sabbiosa piu' o meno rotondeggiante
                a particelle estremamente piccole di forma lamellare che sono
                i veri e propri minerali argillosi: le prime consentono alla
                massa di essiccare in tempi relativamente brevi e senza eccessivo
                ritiro, mentre le particelle fini danno alla massa la possibilita'
                di essere modellabile, plastica e igroscopica e inoltre conferiscono
                coesione alla massa in crudo. Queste ultime particelle inoltre
                possono contenere composti alcalini e del ferro che ne provocano
                la fusione a temperature anche inferiori ai 1000°C. 
                Per selezionare
                queste particelle si gioca sulla differenza di velocita' di caduta
                delle varie componenti granulometriche quando vengono disperse
                in un grande rapporto di acqua, possibilmente piovana in quanto
                per assenza di sali e relativa acidita' agisce sulle particelle
                a forma di foglio condizionando la loro carica attrattiva e rallentandone
                ulteriormente la caduta sul fondo. I tempi di attesa della separazione
                delle sabbie, che scendono sul fondo, dalle particelle finissime,
                che restano sospese, può variare da alcune ore a piu' giorni
                ed e' in relazione ai diversi tipi di "argille". 
La sospensione di argilla che si ricava e' ad un livello di liquidita' elevatissima e per concentrarla velocemente si aggiungono alcune gocce di acido cloridrico che in alcune ore provoca la precipitazione sul fondo dell'argilla e rende eliminabile l'acqua chiara, con l'impiego di un sifone, o per versamento. Una ulteriore concentrazione e' possibile facendo filtrare l'acqua verso l'esterno in un contenitore di cotto.
L'uso
                di ingobbi vetrificati era gia' conosciuto dai greci fin dal
                VI sec. a.C.: la vernice si otteneva mediante peptizzazione di
                argille sedimentarie molto alcaline. Il procedimento di ricoprire
                il vasellame con vernice di questo tipo lo troviamo in tutto
                il mondo ellenico; tale tipo di ceramica e' stata denominata
                in vario modo a seconda della provenienza.
                Le argille usate sono
                di tipo sedimentario, ferruginose e con scarsa presenza di calcare.
                L'ingobbio, o vernice, era ottenuto da argille sedimentarie appositamente
                scelte, certamente quelle più fusibili. L'argilla si faceva decantare
                in vasche e, come deflocculante, probabilmente si usavano la
                cenere di legna, soda o potassa; questi elementi facilitavano
                la peptizzazione del bagno di argille. Si utilizzava solo la
                parte in sospensione composta delle particelle più fini di argilla
                e ricca di alcali. Fatta evaporare la parte eccedente di acqua
                , si otteneva un bagno argilloso-alcalino, dove venivano immersi
          gli oggetti quando avevano raggiunto lo stadio di durezza cuoio. 
Alcune opere dell'artista Luisella Giobbi






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